Datagate, Unione Europea minaccia

BRUXELLES.- Il Datagate travolge il vertice europeo. E mentre l’Eurocamera medita ritorsioni come la sospensione dei negoziati di libero scambio con gli Usa, i leader faticano a trovare risposte. Eppure la raffica di rivelazioni prima ha colpito la Francia, poi ha fatto infuriare Angela Merkel ed infine è toccata all’Italia. Così, mentre dagli Stati Uniti arrivano risposte che non spiegano – col presidente Obama che si limita a “comprendere le preoccupazioni” e ad annunciare una revisione del sistema di raccolta dati – a Bruxelles lo spionaggio della Nsa diventa l’argomento chiave al tavolo del Consiglio Europeo. D’altra parte il tema principale in agenda è lo sviluppo dell’economia digitale, che proprio sulla protezione dei dati si fonda. I documenti di Edward Snowden invece dimostrano che nessuna privacy è garantita, neppure quella della donna più potente del mondo. Così Herman Van Rompuy, ancora prima che cominci la discussione, garantisce che i leader daranno il via libera all’approvazione entro la prossima primavera del pacchetto legislativo che unifica le regole europee per la protezione dati. Quanto sia alta la rabbia pubblica dei leader lo fa capire il fatto che Angela Merkel e Francois Hollande improvvisino un bilaterale prima del vertice, proprio per confrontarsi sul Datagate. E la cancelliera, arrivando al Consiglio, avverte: “Spiare non è accettabile, tra alleati ci vuole fiducia. Non è solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini”. Di vicenda “inaccettabile”, l’aggettivo che più ricorre, parla anche Enrico Letta dopo che Glenn Greenwald, il giornalista che custodisce i segreti di Edward Snowden, ha rivelato che gli Usa hanno spiato pure il governo italiano. “Non possiamo tollerare che ci siano zone d’ombra o dubbi”, aggiunge il premier. Mentre Angelino Alfano, dal prevertice del Ppe, ribadisce che “difenderemo la privacy delle istituzioni, senza guardare in faccia nessuno”. Evitando però di commentare la rivelazione che anche i servizi italiani hanno avuto un ruolo. A spingere per una risposta unita dell’Europa sono i big delle istituzioni comunitarie. “Quando è troppo è troppo: tra amici, deve esserci fiducia. E’ stata compromessa. Ci aspettiamo in fretta risposte dagli americani”, tuona il vicepresidente Michel Barnier. Mentre la collega Viviane Reding chiede che all’America l’Ue dia una “risposta forte e univoca”. Quale possa essere lo suggerisce Martin Schulz: “Bisogna sospendere i negoziati per il trattato di libero scambio” appena avviati con gli Usa. “Ci sono standard e criteri che si devono rispettare – argomenta -, se non lo si fa non ha alcun senso parlarsi l’un l’altro”. E aggiunge: “Quello che gli Stati Uniti devono dire è ‘perché’ spiano. Cosa vogliono sapere?”. Ma al di là della rabbia per le intercettazioni, e per l’effetto che fanno sul pubblico, i leader faticano a trovare una risposta unita. Intanto perché “nessuno si fida mai al cento per cento di nessuno”, come confida qualsiasi diplomatico. Poi perché l’ex capo degli 007 francesi al Figaro ammette: “Gli americani ci spiano sul piano industriale e commerciale come noi spiamo loro, perché è nell’interesse nazionale difendere le nostre aziende”. Ecco quindi che allo sdegno non corrispondono – al momento – parole nelle conclusioni del vertice. Per inserire un riferimento allo spionaggio servirebbe l’unanimità. E chiaramente non può aderire David Cameron, con la Gran Bretagna che dai tempi di Echelon fa parte del sistema di ascolto globale. In serata la nuova doccia fredda dalle carte di Snowden: secondo un documento pubblicato dal Guardian, ad essere finite sotto il controllo della Nsa sono state le comunicazioni di ben 35 leader mondiali. Lo scandalo si allarga a macchia d’olio.

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