New York Review of Books ha 50 anni

NEW YORK. – Normal Mailer, Joan Didion, Susan Sontag, Vaclav Havel ci sono stati di casa. Ieri, sul numero che celebra i suoi primi 50 anni, contribuiscono alla New York Review of Books, per citarne solo alcuni, il giudice della Corte Suprema Stephen Breyer che discetta di Marcel Proust, la scrittrice Zadie Smith, il Pulitzer Michael Chabon e J.M. Coetzee. Ma al telefono di questo bastione della cultura americana risponde una sola persona: il suo unico direttore, redattore, correttore di bozze, Robert Silvers. E’ la singolarità della New York Review of Books: da mezzo secolo – fino al 2006 in coppia con la co-fondatrice Barbara Epstein – Silvers è stato l’unico membro dello staff della rivista che Esquire definì “il miglior magazine letterario-intellettuale in lingua inglese”. Dal 1963, quando nacque durante un lungo sciopero dei giornali di New York soprattutto per colmare il vuoto della Book Review del New York Times che aveva interrotto le pubblicazioni, la New York Review of Books ha messo sotto il microscopio libri e idee come insetti sotto la lente degli scienziati. “Troppe cose importanti sarebbero state perdute”, ha rievocato Silvers che venne assunto dalla Epstein, suo marito editore e gli altri ideatori del progetto, i loro vicini di casa Robert lowell, poeta, e la moglie Elizabeth Hardwick, critico letterario. Silvers, che stava a Harper’s, fu assunto come co-direttore e da allora ha “editato ogni articolo personalmente.. Dopo il primo numero, a cui Norman Mailer e altri furono convinti a contribuire gratis, la coppia Epstein-Silvers mise assieme abbastanza fondi per contribuire a una seconda uscita in autunno. Da allora le uscite sono state regolari, con candenza di 20 numeri ogni anno e 50 anni dopo. in un’epoca di crisi della stampa la circolazione della rivista degli intellettuali è arrivata al suo massimo storico di 150 mila copie. Vero è che la readership è anziana, per la maggior parte “over 60”, ma Silvers aupica che il sito online nybooks.com nato nel 2010 contribuisca a svecchiare il lettore tipo. Quanto al futuro, non è tabù, ma anche difficile parlarne visto che il motore dietro il colosso letterario ha 83 anni: ci sono, dice Silver, “tre o quattro dei nostri redattori che potrebbero dirigere la rivista, e altre persone che ne farebbero un giornale divertente. Farebbero un qualcosa di diverso, diciamo”. Ma “non sappiamo cosa”.

(Alessandra Baldini/ANSA)

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