Tramontata la richiesta di grazia a Berlusconi

ROMA. – La richiesta di grazia per Silvio Berlusconi “è tramontata”. A ribadire che non sarà questa la via d’uscita per Silvio Berlusconi, è Franco Coppi, uno dei difensori del Cavaliere. Un’ipotesi circolata come ‘rumors’ ad agosto, ma poi tornata alla ribalta solo pochi giorni fa quando Marcello Dell’Utri, ex senatore Pdl e uno dei più intimi amici del Cavaliere, l’aveva rilanciata a Virus su Rai 2, spiegando addirittura che una richiesta in tal senso era stata firmata da tutti e 5 i figli. Immediate le smentite di avvocati e Quirinale che non hanno impedito, però, visto anche il clima politico, di riaccendere i riflettori sul futuro di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva nel processo Mediaset. E mentre il Tribunale di sorveglianza di Milano non ha ancora fissato l’udienza per discutere la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali presentata dai difensori dell’ex premier il mese scorso, sulla vicenda si continua a consumare un’estenuante lotta politica. Che coinvolge sia le varie anime del Pdl, sia il governo. “Si sono guadagnati due mesi, ma di questo non è stato dato atto per niente”, si lamenta Fabrizio Cicchitto che, ospite di Omnibus su La7, punta il dito contro i compagni di partito che non avrebbero premiato lo sforzo di chi, come lui, ha lavorato per rinviare la decadenza di Berlusconi: “Chi ha seguito i lavori parlamentari al Senato – osserva infatti Cicchitto – sa che la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore doveva essere dichiarata addirittura a ottobre, se non a settembre, e che se è arrivata così in là, è il frutto di un’azione fatta, senza proclami, dall’ala governativa e specialmente dal presidente Schifani”. Nessun grazie, ma addirittura accuse sottolinea l’ex capogruppo pidiellino che allunga nei confronti dei ‘lealisti’ il sospetto di manovre più o meno oscure dalle parti di Palazzo Grazioli: “Berlusconi – è la denuncia – è fortemente condizionato e talora trascinato da un’area del partito estremista che vuol fare assumere al Pdl e poi a Forza Italia una deriva estrema che lascerebbe uno spazio enorme al centro, rispetto al quale il Pd sta scegliendo un candidato adattissimo per interpretarlo: Matteo Renzi”. Nel frattempo resta in agenda per il prossimo 27 novembre il voto (palese) sulla decadenza anticipando, come fortemente voluto dai democratici, le consultazioni dell’8 dicembre. E proprio dalle parti del Pd si alzano nuove barriere su intenzioni dilatorie da parte del Pdl: “Non è pensabile – dice infatti Danilo Leva, responsabile Giustizia del partito – nessuna ipotesi di slittamento del voto. Vanno rispettati il regolamento e le procedure ed è inutile che il Pdl – avverte – cerchi alibi per nascondere l’unica certezza che è quella condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale”. E forse sono da leggere in questo senso le parole dello stesso Berlusconi che solo domenica aveva puntato tutte le sue fiches sulla revisione del processo: “Sono sicuro – aveva detto durante una telefonata a un incontro del Pdl di Camaiore – che presentando la revisione del mio processo, con nuove testimonianza e documenti esclusivi, io riuscirò ad uscire da questo incubo, e portare Forza Italia ancora sulla via del successo elettorale, a partire da maggio con le elezioni per il parlamento europeo”.

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