Cina: Stop a campi lavoro e legge del figlio unico

PECHINO. – La Cina ha annunciato una serie di profonde riforme, diffondendo i dettagli del documento approvato all’ inizio della settimana dal comitato centrale del Partito Comunista Cinese dopo una riunione di quattro giorni a Pechino. L’ ondata di riforme copre tutti – o quasi – i punti annunciati nelle settimane scorse e porta l’inconfondibile impronta del presidente Xi Jinping e dei suoi più stretti collaboratori, che confermano così di aver rafforzato nei mesi scorsi il loro controllo sul Partito. I cambiamenti annunciati vanno da una maggiore apertura verso il settore privato dell’economia, alla convertibilità dello yuan fino all’ammorbidimento della legge sul figlio unico e della politica dei permessi di residenza (gli ”hukou” in cinese). Si parla inoltre della graduale abolizione del sistema di ”rieducazione attraverso il lavoro” e della riduzione dei reati punibili con la pena di morte. La conferma della abolizione della ”rieducazione attraverso il lavoro”, annunciata mesi fa e poi apparentemente dimenticata, è particolarmente significativa, perché nei giorni scorsi fonti vicine al Partito avevano affermato che Xi Jinping aveva trovato su questo punto una forte opposizione all’interno del gruppo dirigente. Come previsto, nel documento non si fa cenno ad un allentamento del controllo del Partito Comunista sulla vita politica del Paese, che anzi appare avviato a rafforzarsi con nuovi, stringenti controlli sui media e in particolare su Internet, che già subisce una serie di forti restrizioni come il blocco dei principali siti di comunicazione sociale da Twitter a Facebook a Youtube. Mentre l’agenzia Nuova Cina annunciava le decisioni sulle riforme, i siti web dei media occidentali che riportavano la notizia sull’inchiesta aperta negli Usa sui rapporti tra la banca d’affari J.P.Morgan e la figlia dell’ex-premier Wen Jiabao, erano bloccati. Tra gli altri, sono risultati inaccessibili il sito del New York Times – che per primo ha riportato la notizia – quello dell’agenzia Reuters e del Wall Street Journal. In alcuni casi le affermazioni del nuovo documento sono vaghe e appaiono più come una dichiarazione d’intenti che come misure concrete. Sul ruolo dominante della imprese e delle banche statali, ad esempio, il documento si limita ad affermare che ”saranno prese misure per spezzare i monopoli e introdurre la competizione”, ma non si dice quali. In un primo commento a caldo, un ”alto funzionario americano” citato dall’agenzia Reuters sostiene che i leader cinesi hanno indicato di essere fortemente impegnati sul terreno delle riforme economiche ma che ”…il problema è quanto e con quanta velocità”. La volontà riformista del nuovo gruppo dirigente, salito al potere un anno fa, è dettata dalla necessità di modificare gradualmente la struttura dell’economia cinese, dopo che il modello basato sulle esportazioni a basso costo ha cominciato a mostrare la corda. Per quest’anno un tasso di crescita del 7-7,5% sarà considerato soddisfacente: una grossa differenza dai tassi a due cifre del primo decennio del secolo. La diffusione del documento con i dettagli delle decisioni del Comitato Centrale era prevista per la prossima settimana. Potrebbe essere stata anticipata, secondo gli osservatori, dopo la negativa reazione dei mercati finanziari, che hanno reagito con decisi ribassi alla genericità del primo documento diffuso alla fine dei lavori, martedì scorso.

(Beniamino Natale/ANSA)