Asse Letta-Alfano, ma c’è spina nel fianco del Pd

ROMA. – Enrico Letta segue con grande attenzione gli sviluppi politici nel settore destro delle larghe intese sicuro di poter contare su numeri e convinzione sufficienti in quel fronte per far andare avanti il governo almeno nei prossimi 12 mesi. Fino a quando non ci dovrebbe essere quel check proposto da Angelino Alfano nel suo patto con gli elettori del centrodestra. Il premier, forte di questo asse con Angelino, ovviamente non interferisce sulle vicende del Pdl (che coinvolgono anche sentimenti e passioni). Ma è sempre più convinto che da questo riposizionamento politico, con la nascita del Nuovo centrodestra guidato dall’ex pupilo del Cav, possa scaturire una “rivoluzione” benefica per le sorti dell’Italia e della sua governabilità. Anche se, Il Pd, sempre più concentrato nella battaglia congressuale, manda diversi segnali di insofferenza tutti da decifrare per la tenuta dell’Esecutivo. Dal voto di sfiducia ad Anna Maria Cacellieri, all’intricato iter della Legge di stabilità, i dem sembrano preparare un vero e proprio percorso a ostacoli, con l’incognita di Matteo Renzi ed i renziani: sempre molto critici nei confronti dell’armata lettiana. ”Il premier dovrà fare i conti con il Partito democratico”, avverte Debora Serracchiani. Una tensione che non viene stemperata neanche dalle parole zuccherose del segretario Epifani sulla tenuta della Compagine. Per il presidente del Consiglio, il suo vice Angelino Alfano è un punto di riferimento fondamentale per far continuare l’esperienza di governo. Anche in prospettiva di quel necessario ”cambio di passo” per dare più incisività all’ azione del governo, in considerazione dell’ appoggio più netto, anche se non indolore, del nuovo gruppo di centrodestra. In ambienti di Palazzo Chigi si sottolinea come il tener sempre la barra dritta nella distinzione tra azione politica del governo e vicende giudiziarie di Berlusconi sia stato importante per la stessa tenuta di questa anomala maggioranza. La scissione di queste ore rafforza il governo come sottolinea il leader del Pd Guglelmo Epifani: “Si fa chiarezza, ora l’Esecutivo può operare al meglio e con più efficacia”. ”Non ci potranno essere spinte e ricatti se si applica la legge. Non c’è più il rischio che cada un governo se si applica solo la legge”, sostiene mentre il leader dell’ Udc Pierferdinando Casini sottolinea come ”dopo la rinascita di Forza Italia e lo ‘strappo’ degli alfaniani il governo è ora numericamente più debole ma politicamente più forte”. Dal punto di vista dei numeri in Parlamento Letta può star sicuro da imboscate se pone il voto di fiducia ma questo non comporta automaticamente una navigazione tranquilla viste le fibrillazioni all’interno del Pd. Tensioni che potrebbero creare qualche problema gia’ mercoledì’ prossimo nell’ Aula della Camera dove si voterà sulla sfiducia al ministro Cancellieri. Il dilemma tra i dem è quello della difesa del ministro per la vicenda Ligresti alla luce delle nuove telefonate, e il sostegno a Letta: che ha rinnovato, insieme al Colle, stima e fiducia al Guardasigilli. Matteo Renzi mantiene il punto su un auspicato passo indietro del ministro e su questa posizione si è schierato anche il suo sfidante Gianni Cuperlo. Insomma un bel rompicapo che potrebbe degenerare. Altro terreno minato, la legge di Stabilità che faticosamente prosegue il suo iter parlamentare al Senato. Le diverse visioni economiche tra centrodestra e centrosinistra, anche se smussate, emergono costantemente. E si fanno sempre più evidenti con la plastica rappresentazione delle centinaia di emendamenti all’esame della commissione Bilancio.

(Corrado Sessa/ANSA)

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