Fugge in Italia banchiere della Tangentopoli brasiliana

SAN PAOLO. – Fugge in Italia il banchiere della ‘Tangentopoli’ brasiliana Henrique Pizzolato mentre si consegnano alla polizia alcuni dei fedelissimi dell’ex presidente Lula condannati nel “processo del secolo” per lo scandalo del cosiddetto ‘Mensalao’. Dopo che ieri il Supremo Tribunale Federale (Stf) ha reso esecutive le condanne dei processati, ordinando il loro arresto, José Genoino – ex presidente del Partito dei Lavoratori (Pt) della presidente Dilma Rousseff – e José Dirceu – ex capo di gabinetto nel primo governo di Luis Inacio Lula Da Silva – si sono costituiti ieri sera alla polizia di San Paolo salutando con il pugno chiuso i sostenitori venuti a salutarli. Mentre Pizzolato, ex direttore di marketing del Banco do Brasil, è scappato in Italia per evitare di finire in prigione. Quello scritto oggi è solo l’ultimo capitolo del più clamoroso caso di corruzione della storia giudiziaria del Brasile, nel quale alcuni dei più alti dirigenti del Pt sono stati condannati per aver organizzato pagamenti mensili (in portoghese “mensalao”) con lo scopo di assicurare il voto di deputati a favore del governo di Lula. Prima di consegnarsi, Dirceu – condannato a 12 anni di carcere – ha diffuso un comunicato nel quale ha dichiarato che “come sempre, intendo attenermi a quanto ordinano la Costituzione e la legge, ma non senza protestare e denunciare l’ingiustizia della condanna che mi è stata inflitta, perché la peggiore ingiustizia è quella commessa dalla Giustizia stessa”. E mentre i protagonisti del “mensalao” si consegnavano per poi essere portati a Brasilia, dove sconteranno la pena, si è saputo che Henrique Pizzolato, che ha la doppia nazionalità brasiliana e italiana, è scappato qualche settimana fa in Italia per sfuggire alla condanna di nove anni di carcere che gli è stata inflitta come uno degli architetti finanziari del “mensalao”. “Ho deciso di far valere il mio legittimo diritto di libertà per essere sottoposto ad un nuovo giudizio in Italia, in un tribunale che non è sottoposto alle imposizioni dei media controllati dall’imprenditoria, come è previsto nel trattato di estradizione tra Brasile e Italia”, è stato il messaggio lasciato dal banchiere in una lettera. Le autorità brasiliane si sono già messe in contatto con l’Interpol per occuparsi del suo caso. Né Dilma Rousseff né Lula hanno commentato la condanna e l’arresto dei loro ex collaboratori: la presidente ha mantenuto un silenzio totale sul caso mentre Lula – secondo quanto riporta il quotidiano Estado de Sao Paulo – avrebbe telefonato a Genoino e Dirceu, che fu uno dei suoi collaboratori più stretti, per esprimere la sua solidarietà in modo del tutto privato. Secondo quanto annunciato da fonti giudiziarie, Dirceu e Genoino – quest’ultimo con problemi di salute: si è sottoposto recentemente ad un intervento al cuore – dovrebbero essere registrati oggi stesso nella sede centrale della polizia federale a Brasilia, prima di essere trasportati al carcere di Papuda, dove sconteranno la loro condanna in regime di semilibertà.