CIA: La spia é donna, sono tre su quattro

WASHINGTON. – La Central Intelligence Agency, la piú famosa e potente agenzia di spionaggio del globo, autrice del colpo del secolo con la scoperta del nascondiglio di Osama bin Laden, si tinge di rosa acceso: Il gentil sesso infatti – rivelano i dati piú recenti – ha sferrato un vero e proprio assalto alla Cia. Penetrata la cittadella del machismo degli 007, oggi tre su quattro dei massimi ‘spioni’ d’America sono donne. E donne sono cinque su otto dei dirigenti piú importanti dell’agenzia federale. Solo vent’anni fa, nessuna ‘signora’ sedeva ai posti di comando. Un successo per l’altra metá del cielo voluto e guidato dall’attuale capo della Cia John Brennan, come dal suo predecessore generale David Petraeus, e celebrato nel corso del recente convegno dal titolo “Da dattilografe a capofila”. “Voglio attrarre le donne piú straordinarie ed intelligenti qui, alla Cia – ha detto Brennan – quelle che conoscono le lingue, che hanno vissuto all’estero, capiscono altre culture, sanno maneggiare tecnologie sofisticate e sono curiose di come il mondo sta cambiando”. Ogni santa mattina dunque, alle ore 8,30, quando al settimo piano del quartier generale di Langley in Virginia si apre il primo briefing giornaliero dei dirigenti dello spionaggio Usa, al fianco di Brennan siedono solo donne: alla sua destra il direttore esecutivo dell’Agenzia Meroe Park e alla sua sinistra il vicedirettore, Avril Haines. Di fronte é sempre presente poi il direttore delle operazioni di Intelligence, Fran Moore. Quando Breannan é in missione, Avril guida la baracca. E se la Cia sin dalla sua creazione nel 1947 ebbe piú donne tra i suoi impiegati della tipica azienda Usa, allora si trattava per la stragrande maggioranza di dattilografe e segretarie. Oggi, quasi la metá dei dipendenti della Agenzia sono donne – il 46% – ma le statistiche piú significative sono quelle sulla qualitá dei loro impieghi: il 47% degli analisti di intelligence sono femmine, cosí come il 59% degli staff di supporto che guidano tutto, dalle comunicazioni interne alla sicurezza. Non solo: nel 2012 il 40% delle spie ‘undercover’ erano donne. Per decenni nessuna spia in gonnella era ammessa alla sezione operazioni clandestine. Le ‘specialiste’ nel 1980 erano il 9%, oggi il 44%. E sempre piú frequentemente sono donne a guidare sedi estere ‘delicate e pericolose’. E i successi sul terreno fioccano: a dare una caccia senza tregua al nemico numero uno degli Stati Uniti, bin Laden, sino a scovarlo fu proprio la cosiddetta ‘banda delle sorelle’, un team di donne analiste dell’unitá segreta ‘Alec Station’. Ancora: a beccare il terrorista di al-Qaida Abu Musab Zarqawi in Iran fu un’altra equipe tutta rosa guidata da Nada Bakos, che sta scrivendo un libro sulla vicenda. Perché tanto successo delle spie-donna? “Vediamo le cose in modo diverso – ha spiegato Bakos – vediamo i rischi a lungo termine, forse perché siamo aggressive nella protezione dei nostri figli”.

(Nicoletta Nencioli/ANSA)