Due kamikaze contro ambasciata Iran

BEIRUT. – Corpi senza vita stesi nelle strade ricoperte di vetri e calcinacci, auto in fiamme, edifici dalle facciate devastate: Beirut ha rivissuto le peggiori scene della guerra civile quando due attentatori suicidi si sono fatti saltare in aria davanti all’ambasciata iraniana, uccidendo almeno 23 persone e ferendone 146. L’attacco, rivendicato da un gruppo jihadista libanese che si ritiene legato ad Al Qaida, le Brigate Abdullah Azzam, ha provocato la morte tra gli altri dell’addetto culturale dell’ambasciata, Ebrahim Ansari. L’attentato – che ricorda per le dimensioni della devastazione quelli all’ambasciata americana e ai comandi militari francese e Usa nel 1983 – è avvenuto mentre in Siria le forze governative, sostenute da Teheran e dalle milizie alleate del movimento sciita libanese Hezbollah, sono all’offensiva contro i ribelli. E la televisione di Damasco è sembrata puntare il dito contro l’Arabia Saudita e il Qatar, che sostengono i ribelli. “Un odore di petrodollari – ha affermato l’emittente – proviene da tutti gli atti terroristici contro la Siria, il Libano e l’Iraq”. Anche il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che ha incontrato a Roma il capo della Farnesina Emma Bonino, ha messo in relazione l’attacco di Beirut con il conflitto siriano: “Non credo sarà possibile fermare le tensioni alle frontiere siriane, è una tragedia di cui ci dobbiamo occupare”, ha affermato il capo della diplomazia di Teheran. Mentre il capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani, ha accusato Israele, affermando che l’attentato indica la “frustrazione del regime sionista e dei gruppi terroristici”. Il primo ministro libanese, Najib Miqati, ha chiamato alla moderazione tutte le fazioni del Paese, favorevoli o contrarie al regime di Damasco, affermando che qualche potenza straniera ha voluto “usare il Paese come una cassetta delle lettere” per inviare un messaggio. Erano circa le 9.40 quando due esplosioni hanno scosso il quartiere sciita di Bir Hassan, nel sud di Beirut, dove è situata l’ambasciata dell’Iran. Secondo l’esercito libanese, dapprima un kamikaze a bordo di una moto si è fatto saltare all’ingresso della sede diplomatica, apparentemente per aprire un varco. Poi un altro alla guida di un fuoristrada ha cercato di entrare, ma la vettura è esplosa senza che vi riuscisse. Il cancello di metallo dell’edificio è stato deformato e il posto di guardia devastato, ma all’interno dell’ambasciata i danni sembrano essere minori. La strada di fronte all’edificio si è trasformata in un inferno, mentre soccorritori e residenti sotto shock portavano via i feriti a braccia. La guida spirituale delle Brigate Abdullah Azzam, lo Sheikh Sirajeddin Zuraiqat, ha affermato in un messaggio su Twitter che l’attacco è stato compiuto da “due eroi sunniti libanesi” e ha minacciato nuovi attacchi di questo tipo se l’Iran e l’Hezbollah non metteranno fine al loro sostegno al presidente siriano Bashar al Assad. Ma Mahmud Kamati, membro del comitato esecutivo del movimento sciita libanese, ha detto alla televisione Al Jazira che Hezbollah “non cambierà la sua politica in merito alla Siria”, dove migliaia di miliziani del Partito di Dio combattono al fianco delle truppe lealiste. Il 15 agosto scorso l’esplosione di un’autobomba in un quartiere meridionale di Beirut roccaforte dell’Hezbollah aveva ucciso 27 persone. L’attentato odierno, avvenuto alla vigilia della ripresa delle trattative tra l’Iran e le potenze internazionali sul suo programma nucleare, è stato condannato con fermezza sia dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sia da Gran Bretagna e Francia. Mentre le condoglianze a nome dell’Italia sono state presentate direttamente dal ministro Bonino a Zarif. Un incontro di calcio tra Libano e Iran in programma a Beirut per la Coppa Asia si è svolto regolarmente nel pomeriggio, ma a porte chiuse. L’Iran ha vinto per 4-1.

(Alberto Zanconato/ANSA)

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