Letta respinge le critiche, è ora di rimboccarsi le maniche

ROMA. – Basta lamentarsi, basta con la cultura del “benaltrismo”, è ora di “rimboccarsi le maniche” ed è quello che stiamo facendo. Archiviata – almeno per ora – la vicenda Cancellieri, il presidente del Consiglio cerca di spostare l’attenzione “dalla politica alle politiche”. Per farlo, Enrico Letta cita un film ‘cult’ della sua generazione: Blade Runner. “In questi sei mesi ho visto molte cose che non vanno in questo paese. E potrei dire ‘ho visto cose che voi umani…”, dice in videoconferenza con Milano. “Ma non lo faccio”, aggiunge, sostenendo che il compito di un premier è appunto quello di “rimboccarmi le maniche”. L’effetto sorpresa del piano di dismissioni societarie da 10-12 miliardi viene in parte offuscato dal rinvio del decreto per l’abolizione della seconda rata dell’Imu. Ma il capo del governo cerca di capitalizzare al massimo l’annuncio sulle privatizzazioni. Spiega che metà delle risorse derivanti dalla vendita di quote societarie di Eni – di cui comunque lo Stato manterrà il controllo -, Stm, Enav, Sace, Fincantieri, Cdp Reti, Tag (Cdp) e Grandi Stazioni (Fs) andranno in buona parte a ridurre il debito pubblico. Ciò consentirà al ministro Saccomanni, impegnato in un difficile Eurogruppo, di “battagliare” per chiedere che la Commissione europea conceda quella flessibilità sugli investimenti produttivi, ottenuta grazie alla chiusura della procedura per infrazione, che potrebbe dare all’Italia un bonus di circa 3 miliardi. Ai critici, come Guido Crosetto, di Fdi, che accusano l’Esecutivo di “svendere i gioielli di famiglia”, il premier risponde indirettamente di essere “culturalmente nemico” della frase “servirebbe ben altro”. A suo giudizio, da qualche parte si deve partire e le privatizzazioni sono nel programma di governo. Insieme alla spending review – che avrà come primo obiettivo l’abbattimento delle tasse sul lavoro e come primo bersaglio i costi della politica – e agli investimenti per stimolare la crescita, a cominciare da quelli in cultura ed educazione. Il premier passa l’intera giornata a difendere l’operato del governo. In mattinata, dopo il Consiglio dei ministri, scende in sala stampa per spiegare quanto fatto. Prima però cerca di fermare sul nascere le polemiche sul rinvio dell’abolizione della seconda rata dell’Imu. Smentisce le ricostruzioni “maliziose” sui motivi dello slittamento, spiegando che dietro vi sono solo ragioni “formali”. L’assenza cioè di un parere della Bce sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Un provvedimento che riguarda banche e assicurazioni che sono toccate anche dall’altro decreto in esame, quello sull’Imu appunto. I due testi, sottolinea Letta, sono legati e devono perciò andare insieme. In realtà dietro il rinvio ci sono anche problemi di coperture. In particolare per quanto riguarda i terreni agricoli. Nunzia De Girolamo ne fa una questione politica e arriva a minacciare le dimissioni se non potrà mantenere la parola data. Una nuova grana che il premier ritiene di poter risolvere entro martedì. Anche se Saccomanni, prudentemente, ricorda di aver sempre detto che reperire le risorse non sarebbe stato facile. Letta annuncia anche emendamenti per ripristinare i fondi in favore dei malati di Sla e degli autotrasportatori. Poi, da palazzo Chigi, si collega con Milano per la presentazione dei progetti dell’Expo 2015. Avverte che senza un “lavoro di squadra” fra governo, regione e manager l’intera esposizione universale rischia di fallire, mentre deve essere la grande vetrina del Paese. Infine, sempre in collegamento video, partecipa agli Stati Generali della Cultura organizzati dal Gruppo24Ore, dove lancia l’idea di nominare ogni anno una “capitale della cultura italiana”, ma soprattutto conferma l’arrivo entro la prossima settimana di una “una significativa dotazione finanziaria per il credito d’imposta sulla ricerca”.

(Federico Garimberti/ANSA)