Kerry offre un piano per la sicurezza d’Israele

TEL AVIV  – A un mese dall’ultimo, tempestoso, incontro con il premier israeliano Benyamin Netanyahu causato dall’accordo con l’Iran, il segretario di stato Usa John Kerry torna nella regione nel tentativo di ridare ossigeno all’asfittico processo di pace israelo-palestinese. E lo fa portando con sè – secondo Haaretz – un Piano per garantire la sicurezza dello Stato ebraico, una volta nato quello palestinese. Kerry ha in programma colloqui sia con Netanyahu sia col presidente dell’Autorita’ nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, ben conscio dell’arrocco in cui entrambe le parti si sono rinserrate.

E il Piano – se accettato al tavolo negoziale – potrebbe spezzare l’impasse, vista l’importanza che Israele annette al dossier sicurezza come Netanyahu ha sempre rivendicato. La speranza americana é che possa indurre lo stesso premier – hanno anticipato le fonti al quotidiano – a presentare in cambio posizioni chiare sui confini del futuro stato palestinese. Tema, questo, giudicato nodale dall’amministrazione Obama, oltre che – ovviamente – dall’Anp. Del resto, a invocare il ruolo del segretario di stato Usa nel negoziato, ci ha pensato Saeb Erekat capo del team negoziale palestinese.

– Kerry – ha avvertito Erekat in un’intervista a Radio Palestina citata dai media israeliani – deve lavorare per salvare i colloqui, fermare il deteriorarsi dei negoziati causato dall’incessante attività israeliana per nuovi insediamenti, e i crimini commessi a sangue freddo.

Mentre lo stesso Abu Mazen, pur confermando di voler percorrere i 9 mesi previsti per i negoziati, ha di recente ammonito che in caso di scacco dei colloqui potrebbe essere automatico un ricorso palestinese alle organizzazioni internazionali. Il Piano – messo a punto dal generale John Allen, consigliere speciale di Kerry e del segretario alla difesa Chuck Hagel – prevedrebbe condizioni che vanno incontro alle richieste israeliane sulla sicurezza, nell’ambito di un accordo finale con i Palestinesi. A cominciare dalla garanzia chiesta da Israele sulla presenza di proprie forze militari lungo tutto il fiume Giordano per un periodo lungo o, ancora, dal controllo aereo dello spazio aereo sulla Cisgiordania.

Intanto ieri la stampa – non a caso nell’imminenza dell’arrivo di Kerry – ha annunciato che il ministero israeliano della difesa ha dato un assenso di principio alla realizzazione di progetti economici a favore della popolazione palestinese su 2000 ettari di terre private nelle ‘Zona C’. Ossia, quella della Cisgiordania sotto totale controllo dell’esercito israeliano. Attenuatesi, almeno a livello ufficiale, le critiche del governo Netanyahu all’intesa di Ginevra sul nucleare di Teheran sottoscritta dalle potenze del ‘5+1’ su impulso di Washington, sul tavolo provano dunque a ritrovare spazio i colloqui di pace israelo-palestinesi. Anche se appare inverosimile che a Gerusalemme, a porte chiuse, Kerry non si ritrovi a parlare ancora pure del dossier Iran.

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