Nardi (Cgie): “Il Mae non può chiedere il nome dei soci

ROMA – Con una circolare datata 9 ottobre, il Direttore Generale Cristina Ravaglia (Dgiepm) ha inviato ai Consolati alcune direttive su come condurre la mappatura delle associazioni italiane presenti in ciascuna circoscrizione. Una operazione importante, sottolinea l’ambasciatore Ravaglia, soprattutto in vista delle prossime elezioni dei Comites e del rinnovo del Cgie.

Tra i parametri da verificare ad opera dei Consolati, la Dgiepm indica la rappresentatività e l’operatività. Oltre al numero, i Consolati sono invitati a chiedere alle associazioni anche l’elenco dei soci. Una disposizione oggetto di diverse proteste, secondo quanto ha riferito ieri Dino Nardi, consigliere del Cgie e coordinatore della Uim in Europa:

– Da più parti – scrive Nardi – ci sono giunte e continuano ad arrivare le proteste di associazioni italiane (e di alcuni Comites che se ne sono fatti portavoce) per una richiesta, ritenuta assurda, che hanno ricevuto da parte del loro Ufficio consolare di riferimento, in alcune circoscrizione pure con lettera raccomandata! Una lettera con la quale – a seguito della Circolare n. 2 dello scorso 9 ottobre della Direzione generale degli italiani all’estero e delle politiche migratorie (DGIEPM) – si chiede tutta una serie di informazioni tra cui l’ammontare del capitale sociale (sic!) e l’elenco nominativo dei soci. Scopo: aggiornare la mappatura delle associazioni operanti nelle rispettive circoscrizioni consolari anche in previsione del prossimo rinnovo del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) in cui pure una rappresentanza dell’associazionismo italiano avrà, per legge, un ruolo di elettorato attivo.

Secondo le parole di Nardi «sia la Circolare della DGIEPM, che la conseguente lettera della rete consolare, sono state oggetto di richieste di chiarimenti e di contestazioni nella recente assemblea plenaria del Cgie tenutasi alla Farnesina. Soprattutto perché alcune delle richieste come, per esempio, quella di fornire l’elenco nominativo dei soci, cozza sicuramente contro la “privacy”, una norma ormai applicata molto rigidamente in tanti Paesi di emigrazione». E continua:

– Anche se riteniamo utile l’iniziativa della DGIEPM al fine di aggiornare lo schedario delle associazioni italiane nel mondo come già evidenziato nel Consiglio Generale, continuiamo a considerare quantomeno esagerato il metodo individuato per il riconoscimento di una associazione rispetto all’obiettivo da raggiungere. Pertanto sollecitiamo la DGIEPM a voler riscrivere la circolare incriminata tenendo conto dei rilievi mossi e, in subordine, ad accettare comunque la registrazione di tutte quelle associazioni che, per motivi di privacy, non hanno abbiano fornito o non fornissero l’elenco nominativo dei loro soci.

Il consigliere del Cgie e coordinatore della Uim in Europa conclude:

– D’altra parte l’esperienza all’interno dell’associazionismo italiano e delle istituzioni di rappresentanza della comunità italiana (Comites e Cgie) ci insegna che sia gli Uffici consolari che i rispettivi Comites conoscono benissimo quali sono le associazioni serie ed attive sul territorio e quelle così dette monoparentali o esistenti solo sulla carta!. 

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