La crisi morde il potere acquisto-pensioni

ROMA – Potere d’acquisto delle famiglie crollato del 9,4% tra il 2008 e il 2012. Quasi un pensionato su due (il 45,2%), in sostanza 7,2 milioni di persone, con meno di 1.000 euro al mese; di cui 2,2 milioni (14,3%) non arrivano a 500 euro. Numero dei dipendenti pubblici in picchiata, con una emorragia di 130.000 unità solo nell’anno scorso (-4%). E’ la fotografia che scatta l’ultimo bilancio sociale per il 2012 presentato dall’Inps, che tra l’altro torna a certificare il disavanzo dell’Istituto, dopo l’accorpamento di Inpdap ed Enpals, pari lo scorso anno a 9,8 miliardi di euro, determinato dal buco contabile dell’ex Inpdap e che – come assicurato dal governo – sarà risolto nella legge di stabilità.

Ma a questo scenario si aggiunge anche l’allarme che arriva dall’Ue sul rischio di povertà o di esclusione sociale: dopo la Grecia, l’Italia è il Paese della zona euro dove è più alto attestandosi al 29,9% (34,6% in Grecia), secondo gli ultimi dati Eurostat relativi sempre al 2012. In sostanza, in questo caso un rischio che coinvolge 18,2 milioni di persone nel Belpaese: in termini assoluti di popolazione coinvolta, l’Italia è al top.

Tutti effetti pesanti della crisi, tanto che lo stesso Inps non esita a definire il 2012 come un anno che “sarà ricordato tra i più critici per l’economia e la società italiana”. Erosa, appunto, dalla crisi anche sul fronte dei redditi e dell’occupazione. Se il potere d’acquisto delle famiglie, come detto, ha sfiorato un crollo del 10% tra il 2008 e il 2012, solo tra il 2011 e il 2012 il calo è stato del 4,9%, il più alto dall’inizio della crisi stessa.

Nel complesso nei quattro anni considerati il reddito lordo disponibile delle famiglie ha perso in media l’1,8% (-2% tra il 2011 e il 2012).

Le difficoltà sul lavoro si fanno sentire. Nel corso del solo 2012, oltre 4 milioni di persone hanno usufruito di ammortizzatori sociali: oltre 1,6 milioni di lavoratori hanno dovuto far ricorso a cig e mobilità a fronte di 1,25 milioni nel 2011 (+28,5%). Hanno avuto il sussidio di disoccupazione (ordinaria, agricola e a requisiti ridotti) 2,5 milioni di persone a fronte di 2,26 milioni dell’ anno precedente. Il tutto per una spesa per gli ammortizzatori sociali che ha superato i 22,7 miliardi di euro, aumentata del 19% rispetto al 2011 (la più alta è stata per la disoccupazione con 13,8 miliardi, oltre due miliardi in più rispetto agli 11,6 miliardi spesi nel 2011).

Guardando ai pensionati, il bilancio sociale dell’Inps torna a confermare che quasi la metà di loro (il 45,2%) ha un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro al mese. Su quasi 7,2 milioni che non arrivano alla soglia ‘mille’, ce ne sono 2,26 milioni (il 14,3% del complesso) che addirittura restano sotto i 500 euro al mese (i restanti 4,91 milioni, ossia il 30,9%, percepiscono tra i 500 e i 999,99 euro). Possono invece contare su oltre 3.000 euro al mese poco più di 650.000 pensionati (il 4,1%).

Resta forte anche lo squilibrio di genere: il 55,3% delle pensionate ha meno di 1.000 euro al mese a fronte del 33,6% degli uomini. Inoltre, considerando chi beneficia di un solo assegno, il reddito da pensione dei pubblici nel 2012 si attesta in media a 1.948 euro al mese, superiore di oltre 700 euro rispetto ai 1.223 euro medi portati a casa da chi ha lavorato da dipendente nel settore privato. Anche se tra i dipendenti della P.a. si registra una forte contrazione di posti: nel solo 2012, a causa del blocco del turn-over, i lavoratori sono diminuiti di 130.000 unità (-4%) passando da 3,23 milioni a 3,1 milioni (il calo rispetto al 2010 è del 5,8%); i dipendenti del settore privato si sono invece ridotti di quasi 49.000 unità (-0,4%). Le entrate contributive ex Inpdap sono calate di 4,78 miliardi (-8,2%).