Strategia Letta-Colle, L.Elettorale assieme alle riforme

ROMA – Enrico Letta torna al Quirinale per confrontarsi con Giorgio Napolitano sui prossimi, delicati, passaggi che attendono il governo. Un confronto quasi obbligato in vista del voto di fiducia che il premier affronterà mercoledì prossimo, resosi poi indispensabile dopo la sentenza della Consulta sul ‘Procellum’. Ancora una volta le posizioni espresse dal capo dello Stato trovano la “piena condivisione” del presidente del Consiglio. Anche per Letta, infatti, la riforma della legge elettorale non può prescindere dalle riforme istituzionali: e in particolare dal superamento del bicameralismo perfetto e dalla riduzione del numero dei parlamentari. Riforme caldeggiate dall’opinione pubblica e – a parole – sostenute da tutti i partiti. Anche dell’opposizione.

Dopo l’addio di Forza Italia pretendere un pacchetto di riforme costituzionali più ampio – magari per rivedre il titolo V – rischia di essere un esercizio velleitario. Mentre a Letta e Napolitano pare lecito chiedere che la politica non deluda e che vari almeno questi ritocchi “minimi” della Carta. Ma una riforma del sistema di voto che preceda queste riforme correrebbe il rischio di essere ‘datata’ non appena le modifiche costituzionali entrassero in vigore.

Certo, teoricamente, nulla vieta che si proceda subito con una nuova legge elettorale per rispondere ai rilievi mossi dai giudici costituzionali. Ma così facendo – oltre a esporre il governo alla tentazione di chi vorrebbe tornare presto alle urne, circostanza paventata sia dal Colle che da palazzo Chigi – si rischierebbe di fare un lavoro a metà: se il sistema di voto prevedesse dei collegi, questi cambierebbero in base al numero dei parlamentari.

Allo stesso modo, la procedura per l’elezioni dei membri del Senato cambierebbe con l’introduzione di una Camera delle Autonomie. Che senso avrebbe dunque procedere con la legge elettorale prima che si chiarisca il quadro istituzionale? Nessuno, è la risposta che si sono dati Letta e Napolitano. Che per questo propendono per una soluzione unitaria, un ‘pacchetto’ di riforme che faccia finalmente cambiare volto alla politica italiana.

Letta non mancherà di fare queste considerazioni nel discorso che sta preparando per mercoledì.

– Un passaggio sulla legge elettorale ci sarà – assicurano i suoi consiglieri. Unitamente ad un “forte richiamo” sulla necessità di procedere anche sul fronte delle riforme istituzionali, aggiungono. E non potrebbe essere diversamente. La partita, ammettono a palazzo Chigi, resta però delicata proprio sul fronte del sistema di voto. Anche perché “mancano due tasselli: il nome del nuovo segretario del Pd e le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale”.

Probabile quindi che il premier preferisca non entrare nel merito del sistema di voto. Di certo anche Letta, come Napolitano, ritiene che non si possa tornare ad un sistema proporzionale, dopo il pronunciamento massiccio degli italiani nel referendum del ’93. Quanto alla possibilità di un intervento del governo, la posizione di palazzo Chigi resta quella espressa in questi mesi: e cioè che l’Esecutivo potrebbe intervenire solo a seguito di un’espressa richiesta della maggioranza.