Fermata la caduta del Pil, il lavoro soffrirà ancora

ROMA  – La notizia lampeggia sui led del rullo elettronico del Nasdaq, tra i turisti e i business man che affollano Times Square, il cuore pulsante di New York. ”L’Italia ha smesso di contrarsi”. Dall’Istat la novità ha attraversato l’oceano, in tempo reale. A subire una battuta d’arresto – ha calcolato l’istituto di statistica – questa volta è la tanto temuta recessione: dopo due anni di cadute ininterrotte il Pil si scrolla il segno meno di dosso.

Per ora si può solo parlare di crescita ‘zero’, per sdoganare la ripresa bisogna aspettare. E’ così è bastata una piccola correzione nelle stime per luglio-settembre, riviste in miglioramento dall’Istituto di statistica, per limitare a otto, dai nove previsti, i trimestri in ‘rosso’.

Si tratta comunque della crisi più lunga registrata dall’inizio delle serie storiche. Ma ora si potrebbe aprire una nuova fase. Ne è certo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che ‘twitta’: L’Istat ”certifica lo stop della recessione” e assicura che ”nel quarto trimestre l’andamento del Pil sarà positivo”.

Anche se, con realismo dovuto, avvisa che è ”ingiusto sperare” in riflessi immediati sul lavoro perché ”la situazione è molto grave”. Sta di fatto che la striscia di ribassi si è arrestata con i nuovi dati che portano la variazione congiunturale dal -0,1% allo zero. Un piccolo passo che l’Istat invita a interpretare con cautela, astenendosi dal decretare l’uscita dalla recessione. Anche perchè, sottolinea l’Istituto, in termini reali il Prodotto interno lordo risulta ancora sotto di circa 100 milioni di euro e, rispetto all’anno precedente, il calo resta netto (-1,8%). Inoltre il contributo forte al Pil è arrivato dalle scorte.

D’altra parte non è mai facile delineare il termine di una recessione, basti pensare che negli Stati Uniti la mission è affidata a un ente apposito. E la questione è più complessa quando a porre la fine è una variazione nulla. Fanno ben sperare i dati sulla produzione industriale ad ottobre, il primo dei tre mesi che chiudono l’anno, cruciali per lanciare il Paese verso la crescita.

L’attività è infatti salita dello 0,5% su settembre, mentre la discesa su base annua si è fermata al 3,5%, il miglior dato da oltre due anni. Vede positivo anche il Centro Studi di Confindustria, secondo cui anche novembre sarà in rialzo (+0,4%).

Nessuno spiraglio, invece, sul fronte lavoro: nei primi 10 mesi del 2013 l’Inps ha ricevuto 1,7 milioni di domande di disoccupazione, con un boom del 31% su base annua. E quando il lavoro c’è è quasi sempre precario, visto che solo il 15% delle assunzioni corrisponde a un posto fisso, secondo le ultime cifre sulle comunicazioni obbligatorie. Insomma per Saccomanni c’è ”ancora molta strada da fare ma la direzione è giusta”.

– Ora – spiega – occorre rendere più efficiente l’azione di accertamento dei tributi, evitando di trasformare il sistema fiscale in un ostacolo per la crescita.

Mostra prudenza il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, ”non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi”. Bicchiere mezzo vuoto per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso:

– Dal punto di vista del lavoro continuano i processi di difficoltà.

Secondo la Cisl di Raffaele Bonanni per recuperare sull’occupazione saranno necessari ”12 mesi”. E il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, mette il dito nella piaga:

– Scopriremo che la disoccupazione è aumentata.