Letta: prova di fiducia, sorprese sul versante economia

ROMA – Il 2014 deve essere l’anno della svolta sia per le riforme istituzionali che per l’economia. In estrema sintesi sarà questo il cuore dell’intervento che Enrico Letta pronuncerà in Parlamento per ottenere quel voto di fiducia concordato con il capo dello Stato dopo l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza. Un intervento in cui, assicura chi ha potuto parlare con lui, non mancherà qualche “sorpresa”: nel senso di “provvedimenti concreti” sul versante economico che consentano al Paese di “agganciare” la ripresa.

Il premier non teme il passaggio parlamentare:

– Il governo è forte di due voti di fiducia, il primo sulla legge di stabilità, il secondo sulle missioni all’estero – spiegano dal suo staff. Dove ricordano come tutti, a cominciare da Matteo Renzi, abbiano dato ampie assicurazioni sul voto.

Letta sa che il tempo stringe. Per questo, come annunciato dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, una volta incassata la fiducia, intende convocare subito un Cdm per varare immediatamente alcuni provvedimenti. Nell’intervento il presidente del Consiglio non mancherà di rivendicare quanto fatto in questi mesi, cercando di mettere in luce i risultati ottenuti nonostante le difficoltà incontrate. Mesi “difficili”, come li ha definiti in passato, ma che ormai sono alle spalle grazie all’uscita del Cavaliere dalla maggioranza.

Un discorso che di fatto archivierà le larghe intese, ma solo per rimarcare il passaggio ad una maggioranza “più coesa” e per questo “più forte”. Possibile, in questo contesto, un richiamo alle primarie del Pd, fatto per rendere omaggio al neosegretario ma soprattutto per sottolineare l’auspicio che la sua elezione contribuisca alla stabilità del quadro politico.

La parte certamente più interessante sarà però quella programmatica. Che si baserà su tre pilastri: riforme istituzionali (legge elettorale, bicameralismo, riduzione del numero di parlamentari e taglio dei costi della politica), misure economiche (con un occhio particolarmente attento alle politiche sul lavoro e alla spending review) ed infine Europa (con il rinnovato appello affinché vi sia un cambio di rotta verso una maggiore attenzione alla crescita e non più al solo rigore) in vista del semestre italiano di presidenza europea.

Letta non intende mettere nel cassetto l’agenda con cui prese la fiducia a inizio mandato. Anzi, ritiene che quella ricetta sia ancora valida. Ricorderà ad esempio che il provvedimento varato dal governo per tagliare i costi della politica – cavallo di battaglia di molti, a cominciare da Renzi – è in attesa di approvazione in Senato. Ma c’è da scommettere che il programma di aprile sarà integrato, anche sulla base del “giro di consultazioni” informali avute in questi giorni con i partiti che sostengono l’Esecutivo.

Letta elencherà i titoli delle riforme e dei provvedimenti che servono al Paese e che dovranno essere varati nel 2014. Capitoli che saranno declinati a gennaio con la stipula di quel ‘patto’, o ‘contratto’, di coalizione sul modello tedesco inizialmente proposto da Angelino Alfano e successivamente preteso anche dal sindaco di Firenze.

Passaggio delicato dell’intervento sarà quello relativo all’orizzonte temporale dell’Esecutivo. Per non innervosire troppo i renziani è probabile che Letta confermi che si tratterà di un periodo limitato, di circa 18 mesi, fino a inizio 2015. Periodo al termine del quale, però, si dovranno verificare le condizioni per il ritorno alle urne.

– Se alla fine di questo percorso le promesse saranno rispettate, ci saranno le condizioni per tornare al voto, ovviamente in un sistema bipolare che consenta ai protagonisti di questa maggioranza, uniti per un breve tratto di strada, di tornare a contrapporsi alle prossime elezioni – spiega uno dei consiglieri di Letta.

Altro tema delicato sarà quello della legge elettorale. Letta non mancherà di affrontarlo, ma la sua posizione coincide con quella di Renzi che ha chiesto che siano le Camere ad occuparsene. Il premier per primo, ricordano a palazzo Chigi, ha sempre detto che si tratta di materia di competenza parlamentare. E che solo in caso di stallo, e su richiesta dei partiti, l’Esecutivo potrebbe intervenire. Anche sul nodo rimpasto non si annunciano novità. Il premier ritiene che il tema non sia all’ordine del giorno e che ci si debba concentrare sulle cose da fare, non su chi le fa.