Nucleare, Obama allunga la lista nera delle imprese

WASHINGTON – Si allunga la lista nera Usa delle imprese che con la loro attivitá sostengono ancora il programma nucleare iraniano. L’amministrazione Obama ha infatti deciso che confermerá le sanzioni giá imposte in passato nei confronti di diverse realtá economiche coinvolte con Teheran, principalmente aziende iraniane. L’annuncio è stato dato dal Dipartimento al Tesoro. Una mossa dal significato molto chiaro: il recente accordo di Ginevra dei ‘5+1’ con Teheran, sottolinea l’amministrazione americana, ”non interferisce e non interferirà con i nostri continui sforzi per contrastare coloro che sostengono il programma nucleare iraniano o cercano di eludere le sanzioni” rimaste in vigore.

Un passaggio necessario per calmare le acque a Capitol Hill, dove sia democratici, sia repubblicani sono molto preoccupati da una condotta del presidente Barack Obama troppo morbida nei confronti del nemico di sempre.

Qualche giorno fa, lo stesso Segretario di Stato, John Kerry è stato subissato da critiche bipartisan da parte di tanti parlamentari che hanno minacciato di approvare nuove sanzioni. Un passo che Obama teme possa inevitabilmente minacciare il cammino futuro dell’intesa preliminare raggiunta a Ginevra tra le potenze mondiali e l’Iran. Com’è noto l’inquilino della Casa Bianca da tempo è alla ricerca di un punto di equilibrio tra l’accordo raggiunto con l’Iran e le proteste che si levano da Israele.

In questa delicata situazione politica, la linea contraria a nuove sanzioni portata avanti da Obama ha però ricevuto un importante sostegno: quello di Tim Johnson, il potente presidente democratico della Commissione bancaria del Senato, che tra i tanti dossier si occupa anche delle sanzioni americane verso paesi esteri. J

ohnson ha sottolineato in una nota come “in questo momento varare nuove sanzioni contro Teheran rischierebbe di mandare all’aria l’enorme sforzo diplomatico che le potenze mondiali stanno compiendo per assicurare l’attuazione dell’accordo di Ginevra sul nucleare iraniano”.

Un assist importante alla politica estera del presidente, tuttora in crisi di popolarità nell’opinione pubblica americana.

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