Bonino a Teheran, tra Italia-Iran legami mai recisi

TEHERAN  – Legami storici, economici e culturali di antica data, intuizioni politico-diplomatiche recenti e scommesse finora vincenti sono – sfogliando gli archivi di Teheran – lo sfondo su cui si inserisce la visita in Iran annunciata ieri dal ministro degli Affari esteri Emma Bonino.

Già nel maggio scorso, attraverso il presidente del parlamento Ali Larijani e il suo ambasciatore a Roma, l’Iran aveva sottolineato vari elementi positivi dei suoi rapporti con l’Italia: dall’antica amicizia agli sforzi di mediazione sul dossier nucleare, alle potenzialità economiche anche senza le esportazioni petrolifere. E fra le prime dichiarazioni dopo il suo insediamento, il nuovo presidente Hassan Rohani aveva sottolineato come “l’Italia ha un ruolo chiave tra i Paesi dell’Unione europea”. Anche se il blocco petrolifero ha fatto poi crollare di circa il 60% le importazioni italiane dalla Repubblica islamica, Teheran comunque continua ad avere nell’Italia il suo primo sbocco commerciale fra i paesi dell’Ue ed il secondo esportatore europeo dopo la Germania, rimanendo comunque il primo partner commerciale in ambito europeo. Larijani l’anno scorso ebbe modo di ricordare che quando “Prodi era primo ministro avevamo relazioni strette, con colloqui su questioni regionali e temi delicati come il nucleare ma poi le consultazioni si sono ridotte”.

L’importanza dell’espansione dei rapporti fra Iran e Italia era stata auspicata dall’attuale viceministro Lapo Pistelli, l’apripista dell’attuale rilancio di relazioni, già nell’aprile dell’anno scorso quando venne a Teheran solo come responsabile Esteri del Pd e presidente era ancora Mahmud Ahmadinejad. Era stato poi proprio Pistelli, nell’agosto scorso, a compiere una visita nella capitale iraniana subito dopo l’insediamento di Rohani, battendo tutte le altre diplomazie sul tempo e sottolineando fisicamente l’apertura di credito della Farnesina: un’intuizione che, finora, l’accordo semestrale di Ginevra sul nucleare iraniano ha dimostrato essere felice.

La visita di Bonino è stata comunque preceduta nei mesi scorsi da una serie di dichiarazioni di Quirinale e Palazzo Chigi da cui traspariva la volontà di espandere i legami bilaterali con l’Iran. Analoghi auspici erano venuti già dalla passata presidenza e del ministero degli Esteri iraniani in occasione dell’insediamento dell’Ambasciatore d’Italia a Teheran, Luca Giasanti. Molto apprezzato a Teheran è stato anche il riconoscimento fatto da Bonino della necessità di coinvolgere l’Iran nella soluzione delle crisi in Siria ed in Afghanistan. I segnali di reciproco apprezzamento, aiuto e simpatia in questi mesi, peraltro, sono stati molti: dalla lotta alla droga al ritorno di un volo Iran Air per Roma dopo due anni di stop; dalla “diplomazia dei terremoti” in occasione di quelli di Tabriz e dell’Emilia fino alla trasferta di vecchie glorie del Milan allo stadio Azadi di Teheran. Del resto, e questo si può avvertire solo vivendo in Iran, l’affetto per l’Italia è diffusissimo e viene spesso motivato anche dall’uomo della strada come il portato di due culture nate da grandi imperi e tutto sommato affini nonostante la diversità religiosa.

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