Letta guarda con sospetto Renzi

ROMA  – “Se il buongiorno si vede dal mattino… Saranno settimane complicate”. A parlare è un parlamentare lettiano che osserva con preoccupazione l’escalation di dichiarazione dei renziani di fronte alla minaccia di Gaetano Quagliariello sulla necessità che sia la maggioranza a trovare per prima un’intesa, e in tempi brevi, sulla legge elettorale.

L’apertura di Matteo Renzi alle ‘geometrie variabili’ sulle riforme, a cominciare da quella del sistema di voto, è vista con preoccupazione anche a palazzo Chigi. Dove, come ha detto apertamente il presidente del Consiglio in Aula, si ritiene che una soluzione sul sistema di voto vada trovata “innanzitutto” nel governo e nella maggioranza e “poi” in Parlamento.

Ieri il premier è salito al Quirinale con diversi ministri per la consueta colazione in vista del vertice europeo di Bruxelles. Non l’occasione giusta per parlare di questioni che esulino dall’Europa. Ma, riferisce chi c’era, ad un certo punto il capo dello Stato e il premier si sono appartati. Nessuno ha potuto ascoltare la conversazione, ma pochi hanno avuto dubbi sull’argomento: la situazione politica e le mosse di Renzi.

Il capo dello Stato ha probabilmente raccontato dell’incontro con il segretario del Pd. E – almeno stando a quanto riferiscono due fonti ministeriali – pare che le rassicurazioni ricevute dal sindaco lo abbiano tranquillizzato solo fino a un certo punto. L’impressione, spiega un ministro, è che il segretario del Pd stia facendo buon viso a cattivo gioco.

– A noi, e a Napolitano, giura che non ha intenzione di fare scherzi, ma ad altri dice cose molto diverse- spiega il membro del governo.

Ed è questo il punto. L’intesa fra il premier e il sindaco, nonostante il voto di fiducia, poggia ancora sulla sabbia. E non tanto perché il patto di coalizione non è ancora stato siglato, ma perché nessuno – a cominciare dai cosiddetti ‘lettiani’ – crede che Renzi, qualora gli si presentasse, si lascerebbe sfuggire l’occasione di interrompere anticipatamente la legislatura.

– Il punto – spiega un democrat filogovernativo – è proprio questo: non offrire appigli a quanti vogliono le urne.

Tutti sanno che per il sindaco le europee sono un passaggio molto stretto: difficile fare campagna elettorale difendendo l’Europa e il governo, mentre dall’opposizione Berlusconi e Grillo possono liberamente sparare su entrambi. E senza un risultato convincente il suo primo test elettorale si trasformerebbe in un boomerang. Un passaggio talmente delicato che Renzi potrebbe decidere di attraversarlo correndo anche per le politiche.

Fra i renziani c’è già chi sostiene (come del resto Berlusconi) che l’accorpamento del voto sarebbe tecnicamente possibile. Ce nè abbastanza per far scattare l’allarme rosso a palazzo Chigi, dove da sempre il sindaco è visto come il pericolo maggiore.

– Renzi staccherà la spina e lo farà entro gennaio-febbraio – pronostica un ministro -. Il pretesto per farlo – aggiunge – lo troverà.

Ed è per questo che Letta sta preparando le contromosse e tessendo la sua ‘tela di sicurezza’. Sa che la tesi iniziale (sostenuta anche dal Colle) di legare la riforma del sistema di voto alle riforme istituzionali ha il fiato corto. Il segretario, con la scusa di aver bisogno di un risultato prima delle europee, chiede che sia data priorità al nuovo meccanismo elettorale. Ma i filogovernativi pensano comunque di arginare la corsa del sindaco, sostenendo che anche facendo in fretta prima di aprile difficilmente si potrà ottenere qualcosa.

L’uscita di Quagliariello, con il successivo appoggio del ministro (‘renziano’) Franceschini, ha proprio questo obiettivo: togliere qualsiasi appiglio a Renzi e allo stesso tempo costringerlo a sedersi al tavolo della maggioranza in modo da controllarlo. Ma è una tela ancora fragile e che rischia di spezzarsi in fretta.

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