Oggi l’ultima volta di Bernanke

NEW YORK – La riunione più importante dell’anno. E l’ultima con una conferenza stampa di Ben Bernanke come presidente. La Fed comunicherà oggi le proprie decisioni di politica monetaria: pochi, anche se non più pochissimi come nelle settimane scorse, si attendono l’annuncio ‘shock’ di un calo degli acquisti di asset, ma gli occhi sono puntati sull’attesa tabella di marcia che la Fed dovrebbe delineare per i prossimi mesi. E che sarà Janet Yellen a portare avanti.

Nell’attesa Wall Street è cauta, con un calo che mostrano l’incertezza, la paura di un freno agli acquisti e la spaccatura fra gli investitori su come la banca centrale deciderà di procedere. Già in settembre la decisione di mantenere intatti gli acquisti è stata presa per un soffio – come hanno ammesso alcuni esponenti della Fed – e nella riunione che si è aperta il divario fra i favorevoli agli aiuti e i contrari si potrebbe assottigliare ulteriormente.

I dati economici puntano a un rafforzamento della ripresa e del mercato del lavoro. Completa il quadro l’accordo sul budget, in dirittura d’arrivo in Senato. A constatare un miglioramento della situazione sul mercato finanziario anche il Tesoro americano: nel rapporto annuale mette in evidenza come i rischi sono diminuiti ma restano dei punti di debolezza.

”L’attuale contesto finanziario, caratterizzato da tassi bassi e ridotta volatilità, ha spinto a maggiori prese di rischio rendendo il mercato e le istituzioni più vulnerabili a un aumento dei tassi di interesse o della volatilità, o ambedue”, afferma il Dipartimento guidato da Jack Lew. La Fed si appresta a lasciare i tassi invariati ma l’attenzione è sul piano di acquisti di titoli da 85 miliardi di dollari al mese, di cui 40 miliardi di dollari di titoli legati ai mutui e 45 miliardi di dollari di titoli di Stato.

– Yellen non presiderà la riunione di dicembre, ma è come se lo facesse in senso figurato – afferma Bill Gross, fondatore di Pimco, il maggiore fondo di investimento al mondo.

Yellen assumerà l’incarico l’1 febbraio e, come quando Bernanke è stato nominato nel 2006, si troverà a fronteggiare un quadro abbastanza positivo. Ma a differenza di Bernanke, Yellen si troverà ad affrontare la sfida dell’exit strategy ed eventuali nuove ricadute dell’economia con un bilancio, quello della Fed, in una condizione molto più fragile rispetto al suo predecessore.

Il bilancio della Fed dall’inizio della crisi è cresciuto fino a quasi 4.000 miliardi: alla fine del 2006 era di 873 miliardi di dollari. Ma la Fed è in qualche modo una creatura del governo e, se ce ne fosse bisogno, potrebbe essere ricapitalizzata. Uno dei maggiori compiti di Yellen sarà conquistare credibilità e non sarà facile con il mercato ossessionato dalla riduzione agli acquisti e lo scetticismo sulle previsioni della banca centrale. Con la politica monetaria determinata in via sperimentale, con nessuna strategia certa per le misure non convenzionali messe in campo contro la crisi, il tentativo della Fed di legarla a risultati reali come la disoccupazione è difficile, e riporta alla memoria gli anni 1970 e l’inflazione.

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