Mandela: Mossad lo addestrò in Etiopia nel ’62

TEL AVIV  – Nelson Mandela e il Mossad: un binomio che appare sorprendente anche alla luce di quelle che furono le successive prese di posizione di Madiba a favore dei palestinesi. Eppure – secondo un documento conservato nell’Archivio di stato di Israele e reso noto in esclusiva da Haaretz – il giovane leader africano e futuro Nobel per la Pace, venne addestrato nel 1962 in Etiopia da agenti del Mossad all’uso delle armi e al sabotaggio, poco prima di tornare in Sud Africa dove fu incarcerato.

All’epoca dei fatti, Mandela era già da tempo molto attivo nella resistenza al regime dell’apartheid in Sud Africa e, dopo essere stato arrestato, processato e condannato varie volte, aveva scelto la strada della clandestinità.

Nel gennaio del 1962, segretamente e illegalmente lasciò il paese per raggiungere vari paesi africani: Etiopia, Algeria, Egitto e Ghana inclusi. Scopo del viaggio, entrare in contatto con i leader locali e ottenere aiuti economici e militari per il National African Congress (Anc) e la sua ala armata.

Il documento citato da Haaretz è una lettera inviata l’11 ottobre del 1962 dal Mossad a tre responsabili del ministero degli esteri a Gerusalemme: a quel tempo Mandela era di nuovo in carcere in Sud Africa.

Nella lettera, il servizio israeliano racconta dell’addestramento del giovane rivoluzionario di cui però non conosceva la vera identità, di cui si rese conto soltanto successivamente.

”Come ricorderete – eè scritto nel documento – tre mesi fa abbiamo discusso del caso di una recluta che si è presentata all’ambasciata (israeliana) in Etiopia con il nome di David Mosbari proveniente dalla Rhodesia (l’attuale Zimbabwe, ndr). La persona in questione ha ricevuto l’addestramento dagli ‘etiopi’ nel judo, nel sabotaggio e nell’uso delle armi”.

Haaretz spiega che il termine ‘etiopi’ è un codice per indicare con tutta probabilità gli agenti operativi del Mossad appartenenti allo staff dell’ambasciata israeliana in Etiopia. La lettera rivela poi anche altre cose: non solo Mandela si era mostrato interessato ai metodi dell’Haganah e di altri movimenti di resistenza ebraici, ma aveva anche cominciato a salutare i suoi addestratori con il tradizionale ‘Shalom’. Inoltre era a conoscenza delle problematiche dell’ebraismo mondiale e di quelle di Israele.

”Dava – sottolinea il documento – l’impressione di essere un intellettuale”: tanto che i suoi addestratori tentarono di farne un ”sionista”. ”Conversando con lui, si è rivelato – spiega la lettera – di vedute socialiste e a volte ha dato l’impressione di essere tendente al comunismo”.

Il Mossad si accorse della vera identità di Mandela quando confrontò la foto del presunto David Mosbari, con quella del leader imprigionato poco dopo in Sud Africa e pubblicata su tutti i giornali. In una lettera inviata due settimane dopo, il 24 ottobre del 1962 alle stesse persone a Gerusalemme, il Mossad confermò chi era in realtà David Mosbari: ‘La Primula nera’ del Sud Africa in rivolta.

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