Ciao 2013, benvenuto 2014

Ottimismo, speranza, fiducia. È sempre stato così. Quando si é alle porte di un nuovo anno, delusioni e frustrazioni si trasformano in lontani ricordi. E l’amarezza per le mete mancate svanisce, capitola di fronte all’entusiasmo che nasce dai nuovi progetti.

Il 2013 é stato un anno difficile. Per il Venezuela, é stato complesso nell’ambito politico e assai delicato in quello economico. Le elezioni presidenziali prima e quelle comunali poi sono state il ‘leit-motiv’ di un anno in cui la politica é stata caratterizzata dal radicalismo delle passioni. L’8 dicembre, dalle urne, é emerso un Paese a tutti ormai noto ma del quale mancava conferma. E questa, appunto, é arrivata puntuale con l’elezione dei nuovi governi locali: la popolazione è divisa, l’Opposizione continua a crescere, a ottenere consensi, mentre il Psuv si conferma come il primo partito del paese.

L’Opposizione, dicevamo, continua a crescere. È una crescita lenta, é vero, ma costante; una crescita che avviene nonostante gli strumenti e le risorse messe in campo dal Governo. Dal canto suo, il Psuv si consolida come forza politica, a dispetto delle tante ‘cassandre’ che ne profetizzavano l’estinzione dopo la scomparsa del suo leader storico: l’estinto presidente Chávez.

Sebbene la dialettica politica nel 2013 abbia toccato livelli tali da confondere l’insulto e l’ingiuria con l’argomentazione ideologica, il dialogo inaugurato dal presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, apre le porte al disgelo; ad un clima di distensione che, se portato avanti nel rispetto delle posizioni ideologiche di ognuno, non può che giovare al Paese.

Ma se nella politica, il 2014 alimenta nuove aspettative e tante illusioni, nell’ambito economico prevalgono ancora la sfiducia e il pessimismo; soprattutto, la diffidenza. D’altronde il 2013 lascia poco spazio all’ottimismo. Non é necessario entrare nei dettagli. È sufficiente un’analisi superficiale di alcuni indicatori per capire quanto sia giustificato il clima di incertezza. L’inflazione, ancora una volta, è stata la maggiore del continente e tra le più elevate al mondo. A nulla sono serviti gli sforzi del governo per arrestarne la corsa. Il controllo dei prezzi e quello dei cambi non hanno ottenuto i risultati sperati. Al contrario, hanno contribuito a creare nuovi squilibri. D’altronde l’esperienza insegna che, in economia, i controlli, se applicati per breve tempo, ottengono risultati positivi, ma se prolungati possono trasformarsi in un boomerang.

La realtà economica ha avuto riflessi negativi sull’indice della carenza dei prodotti di prima necessità, anch’esso troppo elevato.

Nel 2014, il Governo del presidente Maduro dovrà non solo rivedere la propria strategia economica ma prendere probabilmente provvedimenti impopolari. Insomma, superate le elezioni comunali, potrebbe dover abbandonare le vesti di Robin Hood, che toglie ai ricchi e agli speculatori per dare ai poveri, per indossare quelle dell’odiato sceriffo di Nottingham.

È ovvio che la realtà del Paese ha avuto riflessi sulla vita della nostra Comunità e ricadute sul nostro associazionismo. I nostri Centri e Case d’Italia, specialmente quelli della provincia, sono oasi deserte già all’imbrunire. È comprensibile. A causa soprattutto dell’insicurezza, oggi i connazionali preferiscono recarsi a casa dopo il lavoro, disertando quegli incontri con amici e conoscenti che avvenivano tradizionalmente nelle nostre associazioni e ne caratterizzavano la quotidianità. Ma non è tutto.

L’associazionismo pare entrato in una fase di letargo e apatia, rinunciando a far sentire la propria voce e a dar vita a dibattiti su temi di stringente attualità che, nel bene o nel male, ci coinvolgono. Ed infatti, se così non fosse, avrebbe manifestato profonda preoccupazione per le sorti della nostra Scuola Agostino Codazzi a Caracas, fiore all’occhiello degli italo-venezolani; sarebbe insorta al solo sospetto di provvedimenti volti a negare il ‘voto degli italiani all’estero’ o a ridurne la rappresentanza parlamentare. E avrebbe fatto un gran baccano in tutto il Paese (non una manifestazione, senz’altro assai importante, ma purtroppo limitata allo Stato Zulia) di fronte al pericolo di chiusura – rientrato per il momento ma sempre latente – del nostro Consolato Generale d’Italia a Maracaibo.

Se da un lato dobbiamo purtroppo prendere atto dell’atteggiamento remissivo del nostro associazionismo, entrato in una fase di silenzio anche a causa, lo ripetiamo, della realtà complessa e delicata del Paese; dall’altro dobbiamo rilevare con soddisfazione la nascita del Circolo del Partito Democratico in Venezuela, sulla scia dell’entusiasmo creatosi attorno alla candidatura della giovane Antonella Pinto, durante le passate “politiche” in Italia. Il successo della candidata del Pd, che comunque non è purtroppo riuscita a conquistare uno scranno in Parlamento, ha confermato, semmai ce ne fosse stato bisogno, il declino delle candidature di sempre, quelle di Nello Collevecchio e Ugo Di Martino, ormai sul viale del tramonto e rottamate, loro malgrado, dalla nostra Collettività.

Siamo certi che la presenza in Venezuela di due movimenti politici, da un lato il Circolo del Partito democratico e dall’altro il Movimento Associativo Italiani Estero, contribuirà ad arricchire il dibattito in seno alla nostra Collettività.

Per quel che riguarda, in ultimo, le istituzioni ufficiali della Madrepatria, non si può che prendere atto dell’ottimo lavoro svolto dalla dottoressa Luigina Peddi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura. Con impegno e intelligenza, la dottoressa Peddi è riuscita nella difficile sfida di rilanciare il nostro Istituto, che oggi viene considerato uno dei più attivi tra quelli che, in rappresentanza di altri paesi, operano in Venezuela. La dottoressa Peddi, che ha concluso di recente la sua missione tra noi, lascia al suo successore un Istituto in ottima salute e una difficile eredità.

Anche il Consolato Generale d’Italia, a conclusione di un anno irto di difficoltà, può considerarsi soddisfatto per quanto fatto, visto le circostanze che vive il Paese e i tagli al suo budget, dettaglio quest’ultimo di non poco rilievo. Ora può guardare al 2014 con ottimismo. I servizi alla nostra Collettività, seguendo il solco tracciato dal Console Generale Giovanni  Davoli ma imprimendovi la propria personalità, sono stati perfino migliorati dalla Console Reggente Yessica Cupellini. Il suo impegno e la sua sensibilità sociale  sono emersi soprattutto in tanti piccoli dettagli. Ad esempio, la festa di Natale offerta dal Consolato Generale d’Italia ai propri ‘assistiti’; una manifestazione caratterizzata dalla semplicità e resa possibile grazie alla generosità di alcuni nostri industriali e commercianti che hanno offerto prodotti natalizi e al calore umano manifestato da tutto il personale del Consolato. La Console Reggente, che in questa occasione è riuscita a coinvolgere anche il Comites di Caracas, svegliandolo da un lungo letargo, ha dimostrato che quando c’è impegno, è possibile superare le limitazioni imposte dalle ristrettezze economiche.

Per la nostra Ambasciata la vita non è stata certamente facile vista la particolare realtà del paese. Si può solo sperare che si riesca a trarre gli attesi benefici dalla visita del presidente Maduro a Roma, in occasione del Summit della FAO, e dall’incontro sostenuto dalla nostra ministro degli Esteri, Emma Bonino, con il collega venezuelano, Elías Jaua, circostanze che hanno creato un clima favorevole verso l’Italia. Simpatie alimentate a sua volta dal sottosegretario Mario Giro, durante la sua breve  visita in Venezuela, avvenuta nei mesi scorsi e poi durante la Conferenza Italia-America Latina. Senza dimenticare che la nostra Ambasciata, più di molte altre, può contare sulla presenza di una comunità assai apprezzata in ogni ambito della vita nazionale, e che vanta cognomi italiani sia nel Parlamento che nel Governo. Ad esempio, i deputati Elvis Amoroso, Riccardo Sanguino, Alfonso Marquina (ma se ne potrebbero nominare tanti altri) o, per quanto riguarda il governo, il dottor Jorge Giordani, a capo di uno dei ministeri chiavi dell’Economia, e il dottor Elías Jaua Milano, ministro degli Esteri. Sono ancora tanti i capitoli aperti che, si spera, possano trovare una conclusione positiva nel 2014. Alcuni riguardano le nostre multinazionali, altri la nostra Collettività, come ad esempio la spinosa questione degli espropri ancora irrisolta.

E, come abbiamo detto all’inizio, vogliamo anche noi guardare con speranza e ottimismo al 2014.

Buon Anno a tutti dalla famiglia della Voce.