Sharon, l’addio del popolo di Israele al suo ‘eroe’

GERUSALEMME. – “Era un grande uomo, un eroe, un leader vero. Ha difeso Israele, la nostra terra”. Con grande compostezza, migliaia di israeliani hanno reso oggi l’ultimo omaggio ad Ariel Sharon, l’ex primo ministro morto ieri a 85 anni. Sotto un cielo grigio, sono sfilati in silenzio, lo sguardo compunto, davanti la bara, ricoperta dalla bandiera bianco-blu con la Stella di Davide, posta nello spiazzo di fronte l’ingresso principale della Knesset, il Parlamento israeliano a Gerusalemme. Il feretro giace a pochi metri dal percorso obbligato per il pubblico, su un piedistallo di marmo nero, vegliato a turno da una guardia d’onore di quattro militari delle diverse forze armate, comprese quelle del Parlamento. Accanto, ai due lati, sventolano alti i vessilli nazionali. “Uno dei più grandi leader e valenti soldati”, lo ha ricordato stamattina in apertura della consueta riunione di governo domenicale il premier Benyamin Netanyahu, che tuttavia con Sharon ebbe molti dissidi a causa dell’abbandono della Striscia nell’agosto del 2005. Prima che cominciasse l’affluenza del pubblico, il presidente Shimon Peres, emozionato, ha deposto una corona ai piedi della bara. Poi sono stati aperti i cancelli: da fuori una processione ordinata di gente comune è salita a piedi – l’unico modo oggi per raggiungere il posto, visto che la polizia ha isolato tutta la zona – la piccola collina su cui sorge la Knesset da cui si riesce a scorgere una parte della città. “Non capisco tutto questo interesse per lui – dice uno degli esponenti storici dei coloni Israel Harel che pure si trova lì – ma devo ammettere che è stato un buon leader”. Del resto, proprio dietro il feretro stazionano, in una zona transennata, decine di giornalisti e troupe tv sia israeliane che estere, a testimoniare la grande attenzione per il ‘Bulldozer’, come è stato anche definito Sharon. Le persone sfilano davanti il feretro, mormorano qualche parola, qualcuno con il viso tirato. Molti scattano una foto di ricordo, poi proseguono dalla parte opposta, in ordine. Tra loro anche qualche ortodosso. Dopo l’omaggio del popolo, domani sarà la volta della cerimonia ufficiale, sempre alla Knesset: a parlare saranno Netanyahu, Peres e i figli. Presenti in molti: dal vicepresidente Usa Joe Biden al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, a quello tedesco Frank-Walter Steinmeier, l’ex primo ministro britannico Tony Blair, inviato del Quartetto. Per l’Italia ci sarà il vice ministro degli Esteri Marta Dassù. Poi l’ultimo viaggio: quello per il ranch dei Sicomori nel Neghev, luogo d’elezione di ‘Arik’, dove la salma sarà inumata accanto a quella dell’amatissima moglie Lily. Anche in questo caso la famiglia ha voluto una cerimonia aperta a tutti. Considerata la presenza di molte personalità pubbliche (tra gli altri otto generali che porteranno il feretro) e la pochissima distanza in linea d’aria da Gaza – da dove oggi è stato lanciato un razzo Qassam, esploso però nel territorio della Striscia – l’esercito ha elevato lo stato d’allerta nella zona, peraltro già protetta da una batteria di Iron Dome. Ieri i palestinesi, sia a Gaza che in Cisgiordania, hanno salutato la morte del “criminale Sharon”. Oggi il ministro della sicurezza interna Yitzhak Aharonovitch ha ordinato alla polizia di aprire un’inchiesta su alcune pubblicazioni, all’interno di Israele, che hanno espresso “gioia” per la scomparsa dell’ex primo ministro, tra cui quella di un collegio rabbinico dei coloni. “Azioni spregevoli”, ha tagliato corto il ministro.

(Massimo Lomonaco/ANSA)

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