Tra violenze e morti Egitto aspetta i risultati del referendum

IL CAIRO – Violenze e disordini hanno insanguinato anche oggi l’Egitto, nel venerdì di proteste indetto dal fronte degli oppositori al governo. Il bilancio, a fine serata, è di sette morti, decine di feriti, alcuni gravemente, e oltre 150 arresti. Gli scontri sono scoppiati poco dopo la preghiera di mezzogiorno, quando centinaia di sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi e oppositori di altre fazioni, hanno iniziato gli annunciati cortei contro “la Costituzione del regime”, i cui risultati ufficiali verranno annunciato domani, ma che ha incassato un roboante 98% di sì, sulla base dei dati forniti ufficiosamente da fonti concordanti. Al Cairo il bilancio più drammatico: nel distretto di Alf-mascan, a Heliopolis, dove ha sede il palazzo presidenziale, i dimostranti uccisi dai colpi di arma da fuoco delle forze di sicurezza sono stati quattro. Molti i feriti, tra loro tre giovani che hanno perso un occhio, colpiti probabilmente dai pallettoni dei fucili a canne mozze. I manifestanti, dal canto loro, con una dinamica non chiarita, hanno lanciato molotov, pietre e tutto ciò che hanno trovato sul proprio cammino contro le forze di sicurezza in assetto antisommossa. Altri due dimostranti sono stati uccisi a Fayyum, il governatorato a sud del Cairo considerato un bastione della fratellanza musulmana. E’ l’unico governatorato d’Egitto in cui, sempre sulla base dei dati non-ufficiali, l’affluenza al voto per la nuova Costituzione è stato ben al di sotto, quasi dieci punti percentuali, della consultazione per il testo costituzionale varato da Morsi nel 2012. Un morto anche nella città Sei Ottobre, poco a sud del Cairo. Scontri e violenze si sono poi registrate a Suez, Alessandria, Beni Suef, Ismailia. In molti casi a fronteggiare i dimostranti – tra i quali vanno certamente annoverati molti anti-Mubarak e ultras, che manifestano apertamente la propria ostilità nei confronti delle forze di polizia – sono scesi in piazza i resideni filo-Esercito (come li definisce l’agenzia di Stato Mena). Questi ultimi sempre più spesso utilizzano i fuochi d’artificio come vere e proprie armi contro i rivali. In questo contesto, nel quale è da segnalare anche una recrudescenza delle tensioni in Sinai, dove terroristi hanno fatto saltare un tratto di gasdotto, ferve l’attesa per l’annuncio dei risultati definitivi sul testo costituzionale, previsto domani alle 17 italiane. L’autorevole quotidiano panarabo al Hayat, edito a Londra, ha rivelato che il generale Abdel Fatah al-Sisi “discuterà della propria candidatura (alle presidenziali egiziane) in un previsto incontro del Consiglio supremo delle Forze Armate (Scaf)”. Il summit, ha precisato il quotidiano citando fonti della presidenza egiziana e dei militari, “si terrà dopo che il presidente Adly Mansour avrà indetto le elezioni presidenziali”. I militari “sono favorevoli al fatto che al-Sisi si candidi”, aggiunge al Hayat. Non è una sorpresa, ma evidentemente qualche ambiente della politica egiziana ha voluto sottolinearlo. (dell’inviato Claudio Accogli/ANSA)

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