Legge elettorale: verso ispano-tedesco, salvi i piccoli

ROMA.- “Favorire la governabilità, favorire il bipolarismo, eliminare il potere di ricatto dei partiti più piccoli”. Sono questi i tre criteri indicati da Matteo Renzi per la riforma elettorale su cui si è trovato d’accordo con Silvio Berlusconi. Indicazioni che se interpretate alle luce di altri due elementi, inducono a pensare che la base di partenza del confronto sia un modello a circoscrizioni plurinominali, come lo spagnolo, ma con assegnazione di seggi su base nazionale, che lo fa assimilare a quello tedesco. I tre criteri indicati da Renzi si attagliano a tutti i tre i sistemi finora da lui proposti, e cioè quello spagnolo, il Mattarellum, e il cosiddetto “sindaco d’Italia”. Ma ci sono due elementi che danno luce maggiore a tali tre criteri: il segretario del Pd ha usato per quattro volte il termine “profonda sintonia” a proposito dell’odierno incontro con Berlusconi, il che farebbe pensare al modello spagnolo, caro al Cavaliere; ma ha aggiunto che con lui condivide “l’apertura anche ad altre forze politiche della capacità di scrivere la riforma”. Questo secondo aspetto farebbe escludere il sistema spagnolo puro: circoscrizioni plurinominali piccole, in cui si eleggono 5-6 deputati con liste bloccate, su base proporzionale all’interno della stessa circoscrizione. Tale sistema ha una soglia di sbarramento implicita altissima, del 10-15%, il che manderebbe in Parlamento solo i tre partiti maggiori (Pd, Dpl e M56). Ma se alle circoscrizioni plurinominali piccole si associa l’assegnazione dei seggi su base nazionale (senza la dispersione dei voti delle circoscrizioni, che si recuperano), i partiti medi potrebbero accedere al Parlamento. E questo tipo di assegnazione ricorda in parte il modello tedesco, soltanto che in Italia si assegnerà un premio di maggioranza alla più votata delle liste. Elemento di trattativa con le altre forze della coalizione di maggioranza sarà la soglia di sbarramento nazionale, ma anche una eventuale soglia interna alle coalizioni per accedere alla ripartizione dei seggi, come è oggi nel porcellun (è al 2%). La “profonda sintonia” va forse interpretata con l’accordo ad evitare le preferenze (che inseriscono una competizione interna ai singoli partiti), in favore di listini bloccati di 5-6 candidati, che secondo la recente sentenza della Consulta non sarebbero incostituzionali.

”Se Renzi e Berlusconi hanno deciso che in Italia bastano due partiti per il bene della Nazione non mi permetto nemmeno di provare a fermarli. Va bene, accettiamo la sfida. Ma questo non significa che i parlamentari di quei due partiti debbano essere scelti da loro due: devono essere scelti dal popolo”. Lo dice il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto. ”Questo significa – aggiunge – che tutti i partiti debbano avere statuti democratici, controllo sui loro atti e regole più restrittive sulla candidabilità, visto che chi è candidato è automaticamente eletto. Questo significa un intervento serio su possibili conflitti di interesse e accesso a media pubblici e privati”. ”Va bene arrivare ad un forzata semplificazione del panorama dei partiti ma con regole che consentano di mantenere una parvenza di democrazia e che facciano eleggere dai cittadini i futuri rappresentanti” conclude Crosetto

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