Partiti “piccoli” all’attacco su preferenze

ROMA. – No alle liste bloccate. I piccoli partiti, nella maggioranza come all’opposizione, si riuniscono sotto il ‘vessillo delle preferenze’ e annunciano battaglia sulla riforma ‘Renzi-Cav’ della legge elettorale. Nasce così il ‘fronte del no’ che va da Ncd e arriva fino a M5S; ma, a sorpresa, coinvolge anche la minoranza del Pd che contesta apertamente il metodo e l’intesa raggiunta al Nazareno. Nella maggioranza, accantonate le minacce di far cadere il governo, Nuovo Centrodestra ‘Per l’Italia’ e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. All’opposizione le critiche più dure arrivano da M5S e Sel, mentre la Lega non nasconde il timore che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato. In ogni caso, le previsioni sulle conseguenze dell’intesa Renzi-Berlusconi sulla legge elettorale sono state ribaltate: non c’è stato alcuno scossone per la tenuta del governo Letta, che anzi appare in qualche modo rassicurato dalle parole del segretario del Pd e dalla promessa collaborazione del leader di Forza Italia al processo delle Riforme. Il premier intanto lavora a “Impegno 2014” e attende gli esiti della decisiva direzione Dem di domani sulla legge elettorale. Il presidente del Consiglio, che ieri, tramite Palazzo Chigi, si era espresso con una nota positiva ( “pare si vada nella direzione giusta”) in merito all’intesa tra Renzi e il Cavaliere sul doppio binario Legge elettorale e riforme auspica sempre che alla fine il nuovo modello venga definito con la massima convergenza tra le forze politiche coinvolgendo prima di tutto la maggioranza. Restano negli ambienti parlamentari vicini a Letta le preoccupazioni sul travaglio del Pd su questo delicato tema. La partita riforme rappresenta il cuore dell’azione di governo. Letta aveva chiesto in Parlamento un arco di tempo di 18 mesi per portarle a termine. E la Modifica del titolo V della Carta rappresenta uno dei passaggi cruciali. Già nel 2012, l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi presentò una riforma in tal senso quando era responsabile del dicastero della semplificazione. In subbuglio è, invece, il Pd. Le fibrillazioni interne ai Dem sono amplificate dalle perplessità sulla “rilegittimazione di Berlusconi da parte di Renzi”, espresse dal presidente Gianni Cuperlo, e dall’attacco dell’ex viceministro Stefano Fassina che dice di “essersi vergognato per l’arrivo del Cavaliere nella sede del partito”. I piccoli non gradiscono per nulla la proposta Renzi-Cav e brandiscono la mancanza delle preferenze come arma d’attacco. Anzi, ne fanno il proprio vessillo. Angelino Alfano accusa il segretario del Pd e Berlusconi di voler impedire “alla gente di scegliersi i parlamentari attraverso un sistema di liste bloccate”. Il leader di Ncd non usa mezzi termini ma è comunque soddisfatto perché – spiega – “il modello spagnolo che avrebbe ucciso nella culla il Ncd è saltato”. D’altro canto, il vicepremier conferma di aver aperto un canale di comunicazione proprio con Renzi che dovrebbe scongiurare improvvise rotture: “Abbiamo avuto vari sms di commento e analisi della situazione – ammette Alfano – Ci scambieremo documenti e carte” sulla legge elettorale. Contro le liste bloccate si esprime anche Pier Ferdinando Casini, che già nella scorsa legislatura fece della mancanza delle preferenze un cavallo di battaglia del suo partito: “In Parlamento – sottolinea – proporremo le preferenze perché i parlamentari vengano scelti dai cittadini e non dai partiti”. Scelta Civica esclude modelli che limitano il peso dei piccoli e invita ad adottare “un Mattarellum corretto” ma – spiega il segretario politico Stefania Giannini – anche il cosiddetto “‘sindaco d’Italia’”. All’opposizione M5S e Sel attaccano a testa bassa. Beppe Grillo, come al solito, usa l’ironia per colpire Renzi e Berlusconi, “due extra-parlamentari”: “La ‘Profonda Sintonia’ con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione”, scrive sul suo blog sottolineando che l’ex premier “è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per frode fiscale dal M5S” ed ora “è chiamato a fare le leggi dal Pd”. Il M5S presenterà una sua proposta a fine febbraio. Nichi Vendola si rivolge direttamente al segretario del Pd: “L’eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza – afferma – ma una scelta pericolosa perché spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste”. (Teodoro Fulgione/ANSA)