840 milioni di persone nel mondo sotto i 2 dollari al giorno

ROMA. – Quasi 840 milioni di lavoratori nel mondo possono contare su meno di due dollari al giorno mentre, altri 202 milioni di persone sono disoccupate. L’allarme arriva dall’Ilo, mentre Oxfam avverte: piegando la politica, le élite economiche mondiali generano un mondo in cui “85 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale”. Nel Rapporto ‘Tendenze Globali dell’occupazione 2014′, l’Organizzazione internazionale del lavoro segnala il rischio di una ripresa senza occupazione e il peggioramento dei dati soprattutto in riferimento ai giovani. Nel mondo i disoccupati erano 202 milioni nel 2013, in aumento di 5 milioni rispetto al 2012 mentre il tasso dei senza lavoro era al 6%, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al 2007, anno precedente la crisi economica. Solo nel 2013 23 milioni di persone hanno abbandonato il mercato del lavoro, spesso per la convinzione di non poter trovare impiego. Numeri che fanno il paio con quelli di Oxfam: il rapporto di Oxfam presentato alla vigilia dei lavori di Davos evidenzia come sin dalla fine del 1970 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Ovvero: in molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse. Una conquista di opportunità dei ricchi a spese delle classi povere e medie che ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, “sette persone su dieci vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni, e dove l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari). In vista del FOrum Economico Mondiale, anche il Fondo monetario internazionale, tramite il direttore generale Christine Lagarde, riconosce che l’eccessiva disuguaglianza è una minaccia per l’economia globale: ”I leader al World Economic Forum devono ricordare che in troppi paesi i benefici della crescita sono goduti da troppe poche persone”. Nei Paesi sviluppati e nell’Unione europea – secondo l’Ilo – la crescita della disoccupazione tra il 2007 e il 2013 è stata di quasi tre punti percentuali (dal 5,8% all’ 8,6%) mentre in Italia la percentuale è raddoppiata passando dal 6,1% al 12,2%. Nell’Ue è passata dal 7,2% all’11% mentre in Germania è scesa dall’8,6% al 5,3%. E mentre le stime dell’Ilo indicano per i paesi più sviluppati e per l’Ue un calo della percentuale dei senza lavoro nei prossimi anni (all’8,4% nel 2015 e all’8,2% nel 2016) per l’Italia i segnali sono di ulteriore crescita del tasso di disoccupazione (a 12,6% nel 2014 e poi al 12,7% nel 2015). Secondo il direttore dell’Ilo, Guy Ryder, serve un “ripensamento delle politiche” e la necessità di fare “maggiori sforzi per accelerare la creazione di posti di lavoro e sostenere le imprese che creano occupazione”. La disoccupazione giovanile, sottolinea l’Organizzazione internazionale del lavoro, “resta la principale preoccupazione” con 74,5 milioni di persone tra i 15 e i 24 anni senza lavoro (il 13,1% della forza lavoro in questa fascia di età). Non bastano inoltre, sottolinea ancora il rapporto, i progressi fatti nella riduzione dei cosiddetti “lavoratori poveri”. Nel 2013 c’erano ancora 839 milioni di persone che vivevano con meno di due dollari al giorno (erano 1,1 miliardi a inizio degli anni 2000), oltre un quarto degli occupati totali (il 26,7%). “C’è stata una riduzione sostanziale”, scrive l’Ilo, ma ora il percorso è “in stallo”. Nel 2013 i lavoratori in “estrema povertà” (375 milioni vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, meno di un euro) sono diminuiti solo del 2,7%, uno dei tassi più bassi dell’ultimo decennio. L’Ilo esprime preoccupazione anche per l’enorme numero dei Neet (neither in employment, nor in education or training). L’Italia, al primo posto in Europa (il 13,1% nel terzo trimestre 2013, il triplo della media Ue) per Neet, nella tabella Ilo su 40 Paesi e’ al sesto posto. (Alessia Tagliacozzo/ANSA)

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