Argentina: Economia in bilico

BUENOS AIRES  – Quella in corso continua a essere un’estate molto calda per l’economia argentina: tra l’altro anche per le imprese europee, e in prima fila quelle italiane, sia grandi gruppi sia pmi, da sempre molte radicati sul Rio de la Plata. Gli imprenditori Ue assistono in queste ore a una serie di novità rilevanti di una crisi monetaria dall’esito imprevedibile.

Dopo la svalutazione del peso, ieri il governo ha sancito la fine parziale del giro di vite imposto nell’ottobre del 2011 per arginare l’emorragia dei dollari. E’ d’altra parte di questi giorni un avvicinamento, per ora vano, con il Club di Parigi, nell’ambito dei tentativi del governo per ristrutturare il debito estero: fatto che a sua volta potrebbe riaprire le porte agli investimenti esteri.

Tra l’Europa e l’Argentina rimane comunque un rapporto di “bassa intensità”, nonostante gli storici legami, in primo luogo proprio con l’Italia. Vincoli però di fatto ininfluenti sul fronte del “business” e dei rapporti commerciali. Molti imprenditori italiani non dubitano a definire quella argentina un’economia “autarchica”, viste tra l’altro le forti limitazioni, di diverso tipo, alle importazioni. Rimane d’altra parte aperta la ferita, mai chiusa del tutto, dei ‘tango bond’. E pesano l’esproprio della quota di controllo della spagnola Repsol sulla Ypf, i timori di altre azioni di forza sulle aziende e gli ostacoli al rimpatrio dei dividendi. Segnali, aggiungono le voci dell’imprenditoria italiana a Baires, certo non positivi per gli investitori internazionali.

C’è poi l’incubo inflazione (28-30% anno), Pil e riserve in calo, le incertezze della politica. Di fronte a questo scenario le imprese Ue frenano e si appellano alla lungimiranza, o cercano di anticipare i sussulti dell’economia locale. Così molte pmi congelano i propri progetti e qualche gruppo, come Telecom Italia, sceglie di ritirarsi. Aziende e semplici risparmiatori rimangono con gli occhi incollati sulle quotazioni del dollaro.

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