Nasce Fiat Chrysler Automobiles (Fca), sedi Olanda e Gb

TORINO. – Dopo oltre un secolo Fiat cambia nome e lascia Torino. La nuova holding che controlla la casa di Torino e quella di Detroit, si chiamerà Fiat Chrysler Automobiles, avrà un nuovo logo con l’acronimo Fca, la sede legale sarà in Olanda, la residenza fiscale in Gran Bretagna. La società sarà quotata a New York, forse già entro il primo ottobre e a Milano. Il consiglio di amministrazione alza il velo sul nuovo gruppo e vara una riorganizzazione che “non avrà alcun impatto sull’occupazione”, in attesa del piano industriale che sarà presentato a maggio negli Usa. “La nascita di Fiat Chrysler Automobiles segna l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia”, commenta il presidente John Elkann. “Il giorno più importante della mia carriera”, afferma l’amministratore delegato Sergio Marchionne, che ribadisce l’intenzione di restare per altri tre anni e di scegliere il successore all’interno del gruppo. Per il premier Enrico Letta, che già ieri aveva incontrato i vertici Fiat, “la sede legale è una questione secondaria, contano i posti di lavoro, il numero di auto vendute, la competitività e la globalità”. La Fiom parla, invece, di “disimpegno sull’Italia” e la leader della Cgil, Susanna Camusso, esprime preoccupazione per la scelta di pagare le tasse in Gran Bretagna. Un punto questo che aveva già suscitato polemiche per l’analoga scelta di Cnh Industrial ma come in quel caso la Fiat spiega che “non ci saranno effetti sull’imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le società del gruppo nei vari Paesi in cui svolgeranno le loro attività”. Per quanto riguarda invece lo spostamento della sede legale in Olanda la decisione è dovuta alla possibilità di adottare un sistema che assegna diritti di voto doppi ai soci stabili, agevolando il mantenimento del controllo da parte di Exor,holding della famiglia Agnelli che ha circa il 30% di Fiat. Ai segretari generali della Cisl, Raffaele Bonanni, della Uil, Luigi Angeletti e della Ugl, Giovanni Centrella, e dei sindacati metalmeccanici, che vede in serata al Lingotto, Marchionne assicura che gli impegni in Italia saranno mantenuti, ma non dà le attese indicazioni su Cassino e Mirafiori. Il cda approva anche i conti dell’esercizio 2013, chiuso con un utile netto di 1,9 miliardi di euro, un utile di gestione a 3,4 miliardi contro i 3,8 del 2012 e i 3,6 previsti dagli analisti, mentre il fatturato cresce da 84 a 86,6 miliardi. L’indebitamento è pari a 6,6 miliardi, ma è destinato a salire fra 9,8 e 10,3 miliardi a fine 2014 per l’acquisizione del 41,5% di Chrysler dal fondo Veba. Per conservare la liquidità agli azionisti non sarà distribuito dividendo, una decisione che con i dati al di sotto delle attese fa perdere al titolo, sospeso per eccesso di volatilità e poi rientrato alle contrattazioni, il 4,11% a 7,23 euro. E’ Chrysler, che vara un’operazione di rifinanziamento per 4,7 miliardi di dollari per rimborsare integralmente il prestito obbligazionario non convertibile emesso a favore del Veba trust il 10 giugno 2009, a registrare anche nel 2013 la maggior parte dei profitti: oltre 3 miliardi di utile della gestione ordinaria e ricavi in crescita del 10% a 72 miliardi di dollari. Diminuiscono le perdite del gruppo in Europa (da 737 a 520 milioni), cala l’utile operativo in America Latina. Positivi i riscontri per la strategia premium del gruppo: Maserati in Particolare consegna 15.400 vetture (+148%) e chiude con ricavi pari a 1,65 miliardi, più che raddoppiati. A Torino, dove la Fiat ha sempre avuto sede nei suoi 115 anni di vita, le decisioni assunte dal cda suscitano preoccupazione senza un eccessivo allarme. “Adesso mi auguro che il bravo capitano sia anche coraggioso, e faccia subito ripartire Mirafiori”, afferma il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, mentre per il sindaco di Torino, Piero Fassino, “l a sede fiscale a Londra o la sede legale in Olanda non corrispondono ad alcun investimento produttivo del gruppo in quei Paesi. Quel che conta è che siano confermate le scelte di investimento e, in particolare, che Torino e l’Italia continuino a essere l’headquarter europeo del gruppo”. Anche per l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, “l’importante è che a Torino rimangano i centri di progettazione e ricerca che hanno maturato, in oltre un secolo, una cultura dell’automotive di livello mondiale”.  (Amalia Angotti/ANSA)

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