Sochi: aprono villaggi, e 52 campioni “stop legge antigay”

ROMA.- Aprono i villaggi degli atleti, prime bandiere appese, primi campioni a sbarcare e un appello alla Russia di 52 sportivi di oggi e di ieri affinché venga revocata la legge antigay. A una settimana dal via Sochi comincia a respirare aria olimpica, ma al centro – nonostante il clima di festa nei siti a cinque cerchi – resta sempre il tema politico: l’inaugurazione ufficiale del Coastal Village nella città sul Mar Morto e delle altre due strutture (il Mountain village è il più grande e ospita 3000 persone, l’Endurance per fondo e biathlon poco più di mille) ha comunque dato il via libera al conto alla rovescia all’inizio di questa edizione tanto discussa dei Giochi olimpici invernali. Aperte le strutture (con festa dei volontari, musica e ‘sindaci’ d’eccezione come l’astista d’oro Yelena Ysimbayeva) adesso si attendono gli atleti. I primi azzurri a sbarcare in Russia saranno quelli dello short track, capitanati da Arianna Fontana, bronzo a Vancouver (per loro prime gare dal 10 febbraio). Con lei anche Martina Valcepina, Elena Viviani, Lucia Peretti, Cecilia Maffei, Yuri Confortola, Tommaso Dotti, Anthony Lobello, Nicola Rodigari e Davide Viscardi. In attesa che gli appartamenti diventino un collage di bandiere, resta alto il dibattito sulla discussa legge che limita propaganda sugli omosessuali. 52 atleti, tra cui 12 in gara a Sochi, molti medagliati ma anche ex di sport non invernali come i tennisti Martina Navratilova e Andy Roddicke e il tuffatore quattro volte d’oro Greg Louganis, hanno criticato il Cio e gli sponsor per non aver fatto maggiori pressioni sulle autorità’ del Cremlino. Una campagna denominata “Principle Six”, in riferimento al paragrafo della Carta Olimpica sull’assenza di discriminazioni. D’accordo con l’appello la pattinatrice gay Caitlin Cahow, argento a Vancouver, una delle due “ambasciatrici lesbiche” con la tennista Billie Jean King nella delegazione ufficiale americana inviata dal presidente Barack Obama alla cerimonia inaugurale. Il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, John Ashe, ha poi rivolto dal Palazzo di Vetro un appello agli Stati membri affinché rispettino l’antica tradizione della tregua olimpica. Tra polemiche e allarme sicurezza arriva anche il primo stop per doping: per la biatleta russa Irina Starykh, sospesa dopo essere risultata positiva a un controllo, i Giochi finiscono ancora prima di cominciare. La stessa atleta si è infatti ritirata dalla squadra di casa.