Fiat: Elkann, Italia centrale, famiglia compatta al timone

TORINO. – La famiglia Agnelli è compatta sulle scelte del gruppo e manterrà salde le redini della nuova Fiat Chrysler Automobiles. Lo assicura il presidente John Elkann che ribadisce anche la centralità dell’Italia per il gruppo. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, è convinto che la Fiat manterrà l’impegno “di riattivare gli stabilimenti in Italia che sono in cassa integrazione”, mentre sul futuro delle fabbriche italiane continua a chiedere garanzie la leader della Cgil, Susanna Camusso ed esprime timori anche uno dei suoi predecessori Sergio Cofferati. La Fiom critica la scelta di trasferire la sede fiscale in Gran Bretagna mentre “quasi la metà dei lavoratori degli stabilimenti italiani del gruppo è in cassa integrazione in deroga”. A Piazza Affari il titolo recupera in parte le perdite provocate dal mancato dividendo e dai conti del quarto trimestre e sale del 2,97% a a 7,4 euro. “La famiglia – spiega Elkann – è convinta e compatta, da mia zia Maria Sole ai cugini più giovani. In tutti questi anni hanno sostenuto la Fiat con forza. L’entusiasmo e il senso di orgoglio che ho sentito sono lo stimolo migliore per andare avanti”. Exor, la holding della famiglia, potrà contare grazie al trasferimento della sede legale in Olanda sul voto doppio assegnato ai soci stabili e quindi il suo 30% peserà per oltre il 60%. Elkann parla anche della sede: “Non esisterà ‘una’ sede, già oggi – ricorda – ce ne sono quattro: Detroit per il Nord America, Belo Horizonte per il Sud America, Shanghai per l’Asia e Torino per l’Europa”. E a proposito di Torino, che non sarà più dopo 115 anni la sede legale del gruppo, osserva: “Sarà il centro di un mercato immenso che copre Europa, Medio Oriente e Africa, ma non solo: è qui il cuore del progetto Premium su cui abbiamo scommesso una parte importante del nostro futuro”. Anzi Elkann resterà al Lingotto e “anche Marchionne continuerà ad avere il suo ufficio qui, di fronte al mio, insieme ai tanti altri che ha. La verità è che non ha un ufficio, la sua casa è l’aereo”. Un punto questo su cui non concorda la stampa internazionale, a partire dal Financial Times che parla di “decisione politicamente sensibile di allontanarsi dall’Italia”. Sono invece ottimisti Cisl, Uil e Ugl. “La sede non è un problema, la produzione resta in Italia”, osserva il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale Fiat “è l’unica che sta investendo miliardi in questi anni. Le altre stanno solo delocalizzando”. “Non è una fuga, è una nuova azienda”, concorda il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, mentre per il segretario dell’Ugl, Giovanni Centrella, “braccia e gambe restano in Italia”. “La Fiat mantenga gli impegni a Mirafiori”, è l’invito del presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. La rivoluzione compiuta dalla Fiat spinge Elkann a rivolgere anche uno sguardo al passato. “Abbiamo rifiutato soluzioni precarie basate su aiuti governativi – sottolinea – fatte col denaro pubblico. Queste soluzioni non funzionano e non sono durature come dimostra il caso di Alitalia”. Elkann ricorda che nell’ultimo ventennio tante volte Fiat ha “rischiato di fallire”. “Abbiamo sbagliato – riconosce con una chiara allusione agli anni Novanta – a non aprirci a sufficienza al mondo e l’errore più grande è stato di voler fare troppi mestieri, dalle assicurazioni ai motori aerei, dalla grande distribuzione ai treni, invece di concentrarci su quello che sapevamo fare. Abbiamo imparato molto da quegli errori e negli ultimi dieci anni ci siamo concentrati solo su due cose: fare automobili e svilupparci globalmente”. (Amalia Angotti/ANSA)

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