Maró: Retromarcia del governo indiano sulla pena di morte

ROMA. – Le pressioni internazionali sulla vicenda dei due marò, rese esplicite da un forte monito all’India lanciato dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, cominciano (forse) a dare i loro frutti a New Delhi: indiscrezioni di stampa riferiscono come il governo indiano stia facendo retromarcia sull’intenzione di utilizzare la legge anti-pirateria (che prevede la pena di morte) per processare i due militari. Mentre sul fronte italiano non si ferma l’offensiva “a 360 gradi”, con la delegazione bicamerale rientrata dall’India che chiederà un intervento diretto del capo dello Stato. “La pena di morte è inaccettabile”, sul caso “sono state attivate una serie di iniziative”, ha avvertito Barroso tornando sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone due volte in meno di 48 ore. Dopo il suo incontro con il premier Enrico Letta a Bruxelles e al comitato delle Regioni Ue, dove i rappresentanti della delegazione italiana hanno portato un’iniziativa di solidarietà indossando foulard gialli al collo. “Siamo molto preoccupati da questa situazione”, ha detto il presidente della Commissione europea, ribadendo che “se questa situazione non sarà gestita in modo adeguato, potrebbe comportare conseguenze nei rapporti tra l’Ue ed i partner indiani”. Quali siano le iniziative attivate o quali conseguenze possano esserci non è stato chiarito, anche se è facile immaginare che possano avere a che fare con il trattato di libero scambio Ue-India e gli accordi di cooperazione politica. Alla fine Barroso ha comunque lasciato una porta aperta: “E’ vero che in India c’è una campagna elettorale e quindi il rischio emotività a farla da padrone. Ma credo prevarrà il buon senso”. E da New Delhi intanto sono arrivate due buone notizie per i fucilieri di Marina. La prima, stando a indiscrezioni di stampa, è che il governo indiano avrebbe chiesto al ministero della Giustizia di rivedere il parere secondo il quale alla vicenda va applicata la legge anti-terrorismo che prevede la pena di morte. The Indian Express sostiene che al ministero “è stato fatto presente che la legge in questione è stata concepita per contrastare il terrorismo e la pirateria e che questo non è il caso”. Fonti del ministero dell’Interno, il dicastero che ha chiesto l’applicazione del Sua Act, non hanno né confermato né smentito questa revisione, sostenendo però che “il governo sta ancora valutando la propria strategia futura date le sue ramificazioni internazionali”. Tutti segni, questi, di “imbarazzo del governo indiano”, per il ministro della Difesa Mario Mauro. La seconda buona notizia di oggi è la decisione del tribunale speciale di rinviare al 25 febbraio la discussione su una richiesta della polizia investigativa Nia di trasferire Latorre e Girone. Perché questo, in apparenza l’ennesima battuta d’arresto nel lungo e farraginoso cammino verso una soluzione della vicenda, sia uno sviluppo positivo lo ha spiegato Staffan de Mistura. E’ stato “un passaggio previsto, puramente formale e voluto dall’Italia che punta più in alto, all’udienza della Corte Suprema il 3 febbraio”, ha detto l’inviato speciale del governo, precisando che “la dimostrazione che quello di oggi era un atto puramente formale è che io partirò per l’India sabato”. Per il ministro della Difesa Mauro, il rinvio rafforza ancor di più l’idea che i marò debbano tornare “subito in Italia” e “seguire da uomini liberi lo sviluppo delle indagini”. Intanto, la delegazione bicamerale rientrata dall’India ha incontrato il presidente del Senato Piero Grasso e quello della Camera Laura Boldrini, e poi vedrà Letta a Palazzo Chigi e sarà ricevuta da Giorgio Napolitano al Quirinale. Al presidente della Repubblica si è rivolto il senatore Maurizio Gasparri, che ha fatto parte della missione, chiedendogli di “intervenire direttamente, assumendo la guida di una forte iniziativa internazionale”. (Benedetta Guerrera/ANSA)

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