Rugby – 6 Nazioni: Italia a Cardiff, partenza in salita

CARDIFF. – Evitare il cucchiaio di legno e anzi ripetere le belle prestazioni del torneo dell’anno scorso, chiuso al 4/o posto. E’ la ‘missione’ dell’Italrugby nel 6 Nazioni 2014 di cui domani gioca il match inaugurale in casa del Galles campione in carica: come dire che si comincia con una montagna da scalare, in uno stadio, il Millennium, che trasmette emozioni uniche e nell’occasione, a causa del maltempo, sarà con il tetto chiuso per volere di entrambe le squadre. ”Sappiamo che ci attende un avvio molto difficile, ma in questi giorni abbiano cercato di non pensare troppo al Galles, bensì a ciò che dovremo fare in campo – sottolinea il capitano azzurro Sergio Parisse -. Vorremmo ripetere il piazzamento di dodici mesi fa, quindi domani puntiamo a giocare una partita che ci dia fiducia per il resto del torneo. Ma, come dice Brunel, dovremo ritrovare la solidità difensiva che non abbiamo avuto nelle nostre ultime esibizioni quando non abbiamo avuto il giusto approccio, noi ‘veterani’ per primi”. Il problema, ‘certificato’ dal capitano, è che, dopo i successi su Francia e Irlanda e la vittoria sfiorata a Twickenham sull’Inghilterra, le prestazioni non certo positive della tournee del giugno 2013 e poi quelle dei test-match di novembre hanno evidenziato un’inversione di tendenza verso il basso, e ora c’è bisogno di una sterzata nonostante quello che sta per cominciare sia stato definito il Six Nations più difficile della storia azzurra. ”Dobbiamo ritrovare aggressività ed essere efficaci nell’uno contro uno – dice Parisse – altrimenti non si va da nessuna parte”. Riuscirci subito sarà un’impresa, perché bisogna fare i conti con un Galles che punta a diventare la prima squadra a vincere il torneo per tre volte di seguito da quando c’è stato l’allargamento del ‘format’ con l’ingresso dell’Italia. I gallesi schiereranno 13 giocatori protagonisti la scorsa estate del tour australe dei Lions, e questo la dice lunga sulla forza dei biancorossi, ai quali il ct Brunel opporrà l’esperienza e la grinta dei Parisse, Castrogiovanni, e Mauro Bergamasco e l’entusiasmo di ventenni come la mediana Allan-Gori, Campagnaro, Sarto e l’esordiente Esposito. ”Solo quando entreranno in campo – spiega Parisse – si renderanno conto cosa significa giocare al Millennium, un’emozione grandissima. Qui si respira rugby, e ho detto loro di dare tutto e di non mollare anche se commetteranno degli errori: è normale che a 20 anni se ne facciano”. Domenica 9 ci sarà un’altra difficile trasferta, a Parigi, poi arriverà l’impegno casalingo del 22 febbraio contro la Scozia. Sembra quindi un 6 Nazioni che, come sta succedendo a livello di franchigie nella Celtic League, servirà come resa dei conti per il rugby italiano, un movimento che vive sulla passione per gli azzurri, con numeri record di sponsor e presenze (allo stadio, ma non di audience tv), ma che rimane fortemente di nicchia a livello di club, radicato com’è solo in territori come Veneto, bassa Padana, L’Aquila, Toscana e parte del Lazio, e comunque penalizzato da scarsa comunicazione. Sarà anche il primo 6 Nazioni con le nuove regole secondo cui l’arbitro può richiedere l’intervento del ‘Television Match Officer’ non più solo per concedere o meno una meta, ma anche per interpretare altre situazioni come falli e placcaggi in ritardo. Tutto ciò rischia di allungare le partite a dismisura, come già successo in casi come Italia-Fiji di novembre, con il pubblico in attesa del responso della moviola. Trattasi di un autogol del rugby, dove la tecnologia sta diventando invasiva, e che sembra voler dare ragione a chi non vuole analoghi esperimenti nel calcio. ”I troppi stop danno fastidio al pubblico e anche a noi giocatori – commenta Parisse – ma spetta agli arbitri non spezzettare continuamente il gioco rivolgendosi al Tmo. Chi va in campo deve adeguarsi per forza”.

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