Le tasse sono triplicate, ma non sulle famiglie

ROMA. – Nel testo finale della Legge di stabilità il peso delle tasse sugli italiani nel triennio 2014-2016 è triplicato passando da 1,6 miliardi previsto dal disegno di legge originario ai 4,6 miliardi previsto nella versione finale. Lo afferma Confcommercio sulla base dei dati Bankitalia, Istat e Cer, spiegando che le famiglie sono sempre più povere (persi 18 mila euro a testa di ricchezza) e i consumi fermi (-4,2% nel 2012). Ma il governo risponde a stretto giro di posta. ”Famiglie e imprese non pagheranno nuove tasse”. Anzi, viene spiegato, ”beneficeranno della riduzione del prelievo le famiglie (per 2,6 miliardi, considerando anche le disposizioni relative alla tassazione immobiliare) e le imprese (per circa 350 milioni, al netto dell’aumento di prelievo per le operazioni volontarie), tanto che la pressione fiscale calerà nel 2013 al 43,7%. Palazzo Chigi, che non confuta le cifre di Confcommercio, indica peró che le maggiori entrate previste dalla legge di stabilità per il 2014 (complessivamente pari a 2,1 miliardi) derivano da provvedimenti che introducono un nuovo regime per la deducibilità delle perdite su crediti delle banche (2,3 miliardi), dall’ incremento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni sugli strumenti finanziari (1,1 miliardi) e da introiti connessi a operazioni volontarie delle imprese attraverso la rivalutazione dei beni d’impresa (1 miliardo). Ma il calo del reddito disponibile per le famiglie e l’aumento della pressione fiscale registrata quest’anno fanno dire al presidente di Confcommercio Carlo Sangalli che “non si deve derubricare ad ordinaria amministrazione quelle che sono le vere e proprie emergenze economiche e sociali del nostro Paese: pressione fiscale incompatibile con qualsiasi prospettiva di ripresa, elevata disoccupazione, aumento dell’area di assoluta povertà”. “In questa situazione – afferma Sangalli – le imprese del terziario stanno vivendo una crisi che sembra non finire mai e sono ormai stremate. Ecco perché chiediamo al governo di avviare subito una certa, progressiva e sostenibile riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese”. Secondo l’analisi di Confcommercio, solo per il 2014, la legge di Stabilità è passata da una previsione iniziale di maggiori entrate pari a 973 milioni ad oltre 2,1 miliardi, con un incremento di quasi il 120%; per il 2015, si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) ad un aggravio di 639 milioni; a fronte di questi aumenti. ”Ancora una volta – afferma Confcommercio – si conferma l’intenzione di continuare ad utilizzare la leva fiscale per far quadrare i conti pubblici invece di attuare quelle riforme indispensabili per sostenere famiglie e imprese e far ripartire l’economia”. Nel 2012 la ricchezza netta pro capite – composta sia di abitazioni sia di strumenti finanziari, al netto dei debiti – è tornata ai livelli del 2002 perdendo, rispetto al massimo raggiunto nel 2006, oltre 18.000 euro a testa. Il reddito disponibile pro capite, tra il 2007 e la fine del 2013, ha subito una riduzione cumulata di oltre il 13% facendo, anche in questo caso, un grande balzo all’indietro tornando, al netto dell’inflazione, ai livelli della seconda metà degli anni ’80. Confcommercio evidenzia come il “drammatico calo dei consumi registrato negli ultimi anni (-2,4% nel biennio 2008-2009 e -4,2% nel 2012) e le sue incerte prospettive anche per il 2014, sia una evidente, e preoccupante, cartina di tornasole di queste dinamiche della ricchezza delle famiglie”.