Sochi: Falce e martello alla ceremonia inaugurale, pochi i big dell’Occidente

SOCHI. – Le fiabe russe, lo zar Pietro il Grande con la sua passione per le navi, l’Ottocento tolstoiano di ‘Guerra e Pace’ e quello gogoliano delle ‘Anime morte’, ma ci saranno anche i grattacieli staliniani e falce e martello comunisti nella cerimonia di inaugurazione dei Giochi di Sochi, il 7 febbraio. Un evento disertato dalla maggioranza dei leader occidentali, da Obama alla Merkel, da Hollande a Cameron, per una tacita protesta contro la legge che vieta la propaganda gay, oggetto – in coincidenza con l’arrivo della fiamma olimpica a Sochi – di una manifestazione in varie città del mondo. La Norvegia ha invece scelto la via della ”mezza” provocazione: domani ci sarà la premier norvegese, Erna Solberg, ma alla cerimonia dei Giochi Paraolimpici, il Paese sarà rappresentato da Bent Hoie, ministro della sanità e omosessuale dichiarato, che si farà anche accompagnare dal marito, il pubblicitario Dag Tarje Solvang, con il quale si è regolarmente sposato. Il Cremlino si consola con una tribuna record per una Olimpiade invernale: oltre 50 tra capi di Stato e di governo, tra cui il premier italiano Enrico Letta ed almeno altri due capi di governo europei, l’olandese Mark Rutte e il bulgaro Plamen Oresharski. Il resto saranno i principali leader asiatici (compresi il presidente cinese e il premier giapponese) e delle ex repubbliche sovietiche. Numerose le teste coronate, in particolare dei Paesi nordici, e i top manager di aziende internazionali. Ancora top secret l’ultimo tedoforo che accenderà la fiamma olimpica: sul web cadono le quotazioni della ginnasta Alina Kabaieva, la presunta compagna clandestina di Putin secondo i gossip, e salgono quelle di Irina Rodnina, una della pattinatrici sul ghiaccio di maggior successo, l’unica ad aver vinto in coppia dieci mondiali consecutivi (1969-78) e tre ori di fila alle Olimpiadi (1972, 1976, 1980). Unica macchia aver postato su twitter un fotomontaggio del presidente Usa Obama con la bocca piena mentre qualcuno gli porge una banana, attirandosi un coro di reazioni sdegnate e di accuse di razzismo. I big e i 40 mila spettatori dello stadio Fisht assisteranno comunque ad una cerimonia straordinaria, che intende essere una celebrazione del Paese con una cavalcata attraverso la sua storia, assicura chi ha visto le prove twittando alcune foto nonostante i divieti. Ecco quindi la fiabesca Russia medievale, le grandi navi d’epoca comandante da Pietro il Grande, lo zar artefice della Russia europea e della potenza marittima del Paese. E poi la Russia nobile ed epica di Tolstoi, con il gran ballo di Natasha che illuminerà anche la tradizione del balletto russo. Suscita grandi interrogativi come verrà sintetizzata la controversa epoca comunista, ma le indiscrezioni, anche fotografiche, parlando di locomotive, di grattacieli staliniani (le famose ”Sette sorelle” di Mosca) e della celebre statua ‘L’Operaio e la Colcosiana’ (lui con il martello e lei con la falce): fu realizzata nel 1937 (anno clou delle Purghe) dalla scultrice Vera Mukhina e divenne una delle icone dell’arte sovietica e della glorificazione del lavoro socialista, nonché logo della Mosfilm, la storica casa cinematografica dei grandi registi dell’Urss. Poi ci saranno altre sorprese prima dei fuochi d’artificio finali, compreso un omaggio a tutte le discipline di queste Olimpiadi e un concerto dove spiccherà il duo pseudo lesbico Tatù con la canzone dal titolo emblematico: ”Non ci raggiungeranno”. Ma il ”quadro” più caro a Putin e al suo desiderio di autocelebrazione pare sia la ”rapida” troika evocata da Gogol nelle Anime Morte come metafora della Russia che vola ”irraggiungibile” in una terra ”che si distende su mezzo mondo” mentre ”le cedono il passo gli altri popoli e le altre nazioni”. (dell’inviato Claudio Salvalaggio/ANSA)

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