Sochi: cadere e rialzarsi, Arianna Fontana è d’argento

SOCHI (RUSSIA). – Correva per l’oro stavolta, è finita sul ghiaccio. Travolta. Ma dopo la caduta si è rialzata e ha pattinato verso l’argento olimpico. Cinquecento metri, la metafora della vita: si va giù e si risale, tra brivido, gomitate e adrenalina. Lo sa Arianna Fontana, la punta dello short track azzurro, due bronzi tra Torino e Vancouver che a Sochi hanno finalmente cambiato colore. Una finale pazza nell’ovale dell’Icberg: cadono tutte, tre su quattro, perché dalla carambola collettiva esce indenne solo la cinese Janrou Li, meno di un’outsider, che approfitta dell’occasione e accelera verso l’oro. Tutta colpa della britannica Elise Christie, che vuole riportarsi tra le prime, a qualsiasi costo. E allora colpisce la Fontana che perde aderenza sul ghiaccio. Ma non la testa: e si rialza, come l’inglese. Il traguardo dice cinese, inglese e l’azzurra: poi intervengono i giudici, squalificata la Christie e per la Fontana arriva il secondo posto. “E’ un argento che vale oro, ma che rabbia la caduta” ammette la campionessa dei pattini. Una vita passata sul ghiaccio, due podi olimpici e la grinta di chiedere sempre di più, anche di fare piazza pulita dei tecnici e dotarsi di una coppia di canadesi, Eric Bedard e Kenan Goudec, che di lei dicono: “E’ l’atleta che ognuno vorrebbe allenare, facile lavorare con lei: vuole sempre vincere. Ha tutto, testa, fisico e tecnica”. Da tre anni ha cambiato tante cose, limato la dieta, ridotto i carboidrati, è cresciuta al punto che spesso si allena anche con gli uomini ma “senza bruciarsi”. Una macchina con i pattini e tanto cuore, che batte per il collega diventato azzurro proprio per lei: Anthony Lobello, americano venuto dalla Florida, un bisnonno calabrese, e che il 31 maggio sul Lago di Como la campionessa dei pattini sposerà. L’ha seguita senza perderla un attimo in quei 51”250 secondi apparsi un’eternità dopo il tonfo. Nel crac collettivo a restare in piedi è la Janrou, quest’anno persino fuori dalle classifiche di coppa del mondo: già perché la cinese forte, Kexin Fan, era uscita in semifinale e la sua compagna di nazionale, tra la sua stessa incredulità, è andata a prendersi il titolo in solitario. Storie folli da short track, e nemmeno inedite: nel 2002 a Salt Lake Stevan Bradbury si laureò campione olimpico per assenza di rivali, tutti finiti a terra compreso il campione di casa Apolo Ono, regalando all’Australia il primo oro invernale. Ma l’azzurra che si coccola da sempre i suoi vecchi pattini, che da quattro anni prepara la sua terza Olimpiade da big, non ha rimpianti: “Il mio sport è così, la rabbia diventerà qualcos’altro in pista. Ora sono contenta, è un argento”. E i Giochi non sono finiti: ci cono i 1500, i 1000 e la finale della staffetta e ogni distanza è buona per andare a medaglia. Ci riprova Arianna, altri giri sul ghiaccio: lei nata per correre e per vincere. E’ caduta e non ha mollato. (dell’inviata Alessandra Rotili/ANSA)