Dai marò a Merkel-Obama, la partita di Renzi è anche estera

ROMA. – Matteo Renzi prepara la sua squadra. Per un un’azione di governo fatta di “contenuti” e di riforme che duri l’intera legislatura e che parta “dall’emergenza lavoro”. Un’azione interna che però il nuovo premier dovrà giocare di sponda. Con quell’Europa di cui dal primo luglio sarà presidente e a cui chiede – è il suo refrain da tempo – un cambio di passo per sostituire quel ‘ce lo chiede l’Ue’ con ‘lo chiediamo noi’ a Bruxelles. Per un’idea, la sua, di un’Europa ‘politica che scelga e non amministri’, a partire da quel vincolo del 3% che il premier incaricato ha spesso bollato come “anacronistico”. Ma ad attenderlo a Palazzo Chigi c’è anche il dossier della politica estera. E non solo i temi ‘stringenti’ di attualità, dalla Siria all’Iran passando per le primavere arabe e il Medio Oriente. E spinosi nodi da sciogliere subito, senza più rinvii o passi falsi, come quello dei marò. E ci sono anche, e sopratutto, i rapporti di Roma con il resto del mondo. A cominciare dagli Stati Uniti di Barack Obama, dove il sindaco cerca ‘l’investitura’ (aveva anche programmato un viaggio di accreditamento, sospeso per l’evoluzione della situazione italiana). Oltreoceano c’è attesa e curiosità per il giovane premier che molti osservatori hanno definito in questi giorni anche ‘l’Obama italiano’, oltre che un Blair tricolore. Renzi e Obama si vedranno presto. Ben prima degli appuntamenti ‘ufficiali’ dei grandi summit internazionali che li vedranno allo stesso tavolo (il primo a inizio giugno, al G8 in Russia): una data infatti c’è, tra poco più di un mese. Quando il 27 marzo il presidente Usa sarà a Roma per l’incontro con il Papa e un’agenda in cui c’è anche Palazzo Chigi e il Quirinale. E poi i rapporti con Israele, con Mosca, con i protagonisti delle primavere arabe (spesso interessanti partner energetici ed economici per Roma) e con tutti quegli stati della regione che giocano un ruolo, non da poco, nelle crisi dell’area. Tornando all’Ue, la partita che attende Renzi e la sua squadra non è da poco. Il nuovo premier debutterà ufficialmente a Bruxelles il 20 e 21 marzo, al prossimo Consiglio Europeo. Per un primo, per lui, giro di tavolo con i partner. Con la Francia di Francois Hollande e la Germania di Angela Merkel che resta, nonostante qualche apertura della sua Grande Coalizione, l’osso duro per superare quella cultura dell’austerity come ‘religione’ che non piace all’ex sindaco. Un’Europa da trainare su quel percorso di crescita e lavoro che l’Italia non può mancare. Con un occhio anche alle elezioni europee (e il rischio populismi da scongiurare) che – è la sua posizione – Renzi vuole siano un’occasione per cambiare, dando più potere al Parlamento europeo per poi arrivare all’elezione diretta del presidente e a poteri esecutivi più stringenti per la Commissione. Senza dimenticare la Bce, che nelle idee del premier incaricato dovrebbe somigliare sempre più al modello dell’americana Fed. Ma, al di là dei grandi temi, ad attendere Matteo Renzi a Roma c’è subito l’urgentissima partita dei marò. Forse il primo dei dossier di politica estera che il nuovo premier dovrà affrontare. Domani la Corte di Delhi dovrebbe esprimersi e se continuerà a fare melina o, peggio, accoglierà la richiesta dell’accusa sull’uso della legge antiterrorismo, spetterà al suo governo reagire e scegliere la carta giusta per riportare i due fucilieri a casa. (Marina Perna/ANSA)

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