Sale tensione a Caracas, Leopoldo López si consegna

CARACAS. – Il rischio di una nuova giornata di tensione e violenza sembra essere stato evitato oggi a Caracas, dove due manifestazioni quasi simultanee, una a favore e l’altra contraria al governo, si sono svolte senza incidenti e il leader oppositore Leopoldo López si è consegnato alle autorità, che lo ricercavano da mercoledì scorso, dopo aver chiesto ai suoi sostenitori di continuare con la protesta di piazza, ma nel rispetto della legge. La capitale venezuelana si era svegliata in un clima di timore e incertezza, dopo che López – accusato dal governo di essere il responsabile degli scontri del 12 febbraio davanti alla sede della Procura – aveva annunciato che si sarebbe consegnato accompagnato da un nuovo corteo anti-chavista, che non era stato però autorizzato dalle autorità. “I fascisti non entreranno un’altra volta a Caracas”, aveva minacciato Nicolás Maduro, mentre da Carupano, nel nordest del Paese, si informava della morte di un oppositore 17enne – la quarta vittima delle proteste che si susseguono da settimane in tutto il paese – e il chavismo preparava la sua contromanifestazione di appoggio al governo e di “resistenza al golpismo fascista”. La tensione è durata fino all’ultimo momento: a piazza Brion, nell’est della città, il governo aveva organizzato un impressionante dispositivo di sicurezza per impedire l’accesso alle migliaia di manifestanti oppositori che volevano dare il loro appoggio a López, vestiti come lui di bianco, in segno di pace. All’ultimo momento, però, il ministero degli Interni ha informato che “su istruzioni del presidente” e “tenendo in conto l’atteggiamento pacifico” dei presenti la manifestazione poteva svolgersi senza intervento della polizia, e così López ha potuto pronunciare un ultimo discorso prima di consegnarsi agli agenti della Guardia Nazionale. “Mi consegno a una giustizia ingiusta e corrotta, che viola la Costituzione e le leggi”, ha detto il dirigente oppositore, aggiungendo che “se andare in prigione può servire a svegliare nel popolo la volontà di cambiamento verso pace e democrazia, allora ne sarà valsa la pena” e chiedendo ai manifestanti di proseguire una mobilitazione che “deve essere pacifica e nel rispetto della Costituzione, ma deve anche essere di piazza”. Resta ora da vedere cosa succederà a Lopez: in un primo momento il governo lo ha accusato di aver organizzato personalmente la violenza del 12 febbraio, attribuita a “bande di infiltrati fascisti”, ma oggi si è saputo che Maduro ha rimosso il direttore del Servizio Bolivariano di Intelligence (Sebin), mentre sulla stampa di opposizione si moltiplicano le indiscrezioni sul ruolo che avrebbe avuto questo organismo nella violenza di piazza. Secondo queste versioni, vari uomini del Sebin sono stati arrestati dopo essere stati identificati durante gli scontri, in particolare vicino al luogo dove è morto il manifestante Bassil Dacosta, un ventitreenne raggiunto da vari colpi di arma da fuoco. 

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