Ue-Usa: basta violenza Kiev, non escluse sanzioni

BRUXELLES. – La nuova fiammata di violenza a Kiev, i nuovi morti, gli assalti con le bombe molotov allarmano le cancellerie del mondo. Da Washington a Berlino, da Bruxelles intesa come Ue e Nato, fino a Parigi, tutti esprimono il massimo livello possibile di preoccupazione e chiedono che si fermi la violenza. Ma Mosca torna ad accusare l’Occidente. Il ministero degli esteri russo afferma che l’escalation è “risultato diretto” della politica occidentale, senza fare distinzione tra Ue e Usa. E in una nota torna ad accusare “i politici occidentali e le organizzazioni europee” di incoraggiare “le provocazioni contro il potere legale” in Ucraina. Dalla Casa Bianca arriva invece un monito diretto al presidente Viktor Ianukovich, esortato a porre fine delle violenze. Violenze che Washington segue con “costernazione”, sottolinea un portavoce, precisando che gli Stati Uniti “continuano a condannare il ricorso eccessivo alla forza dalle due parti” perché “questo non risolverà la crisi”. L’Ue, a sua volta, coinvolge esplicitamente nella “condanna” anche quella dei dimostranti. Nel mirino, “ogni forma di violenza, compresa quella contro edifici pubblici o di partito” dice Catherine Ashton che parla di un’Unione “preoccupatissima” e ribadisce che la linea europea è quella di sostenere una “soluzione che deve includere la formazione di un nuovo governo, progressi nella riforma costituzionale” e “preparazione di elezioni presidenziali trasparenti e democratiche”. La ‘ministra degli esteri’ europea non fa cenno a possibili “sanzioni personali”, peraltro chieste dalla plenaria dell’Europarlamento due settimane fa. Ma mentre Parigi si limita a ribadire, per bocca del ministro degli esteri Laurent Fabius, la “condanna per il ritorno della violenza e l’uso indiscriminato della forza”, da Berlino arriva una svolta. La Germania, finora cauta sull’idea di colpire direttamente la nomenklatura ucraina e gli oligarchi che la sorreggono, cambia improvvisamente direzione. E il ministro degli esteri, Frank-Walter Steinmeier, mette in guardia Kiev su “possibili ripensamenti” affermando che ora non si possono più escludere “sanzioni personali” contro i responsabili dell’escalation. Intanto da Kiev la missione dei parlamentari appena arrivata ammonisce che un possibile sgombero con la forza dei manifestanti dell’opposizione asserragliati a Maidan “oltrepasserebbe una delle linee rosse” stabilite dal Consiglio d’Europa. Ma sullo sfondo, la piazza appare già in fiamme. (Marco Galdi/ANSA)

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