Renzi alla stretta finale, tratto ma poi decido io

ROMA. – Ore concitate di trattativa finale per Matteo Renzi. Tra giochi al rialzo, veti incrociati e una buona dose di tattica, non si sciolgono i nodi aperti per la nascita del governo. Il premier incaricato mostra fiducia e conferma i tempi per sciogliere la riserva sabato. Ma è braccio di ferro con Angelino Alfano sul Viminale. Una tensione che a cascata si ripercuote anche sulla stretta finale sui ministeri, a partire dal ministero dell’Economia: o riesco a innovare il volto del mio governo, sarebbe la tesi del leader Pd, o se devo scendere a compromessi allora scelgo io chi terrà i cordoni della borsa del governo ed il mio uomo è Graziano Delrio. L’agitazione nel rush finale della formazione del governo rientra nella fisiologia della politica. La differenza, però, non marginale è il contesto nel quale nasce il Renzi I: il segretario Pd vuole dimostrare che già nella squadra di governo si tratta di una svolta. E vorrebbe volti nuovi. Ma i “limiti” della maggioranza e la situazione economica dell’Italia, che resta sotto osservazione di mercati e Ue, frenano la corsa in solitaria del premier incaricato. D’altro canto, Ncd può accettare una buona dose di compromessi ma sicuramente non di perdere il suo leader Angelino Alfano nel ruolo chiave di ministro dell’Interno. Per questo, anche se ufficialmente Renzi, a quanto si apprende, non avrebbe mai chiesto all’ex delfino di Berlusconi un passo indietro, i renziani fanno circolare che il premier incaricato vorrebbe un rinnovamento radicale nella squadra Ncd al governo. In realtà invece, sia Maurizio Lupi sia Beatrice Lorenzin sarebbero riconfermati e, secondo fonti dem, il punto di caduta finale potrebbe essere che Alfano resta al Viminale rinunciando al ruolo di vicepremier. Renzi non ha infatti intenzione di far cadere uno dei suoi veti storici: niente vice nè al Pd nè al governo. I due, che si tengono in contatto quasi quotidiano, potrebbero vedersi per la mediazione finale o in serata o domani. La fisionomia che l’esecutivo prenderà nella trattativa tra partiti influenzerà, e non poco, la scelta finale sul ministero dell’Economia. In pole ci sarebbero l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini e il presidente Inps Pier Carlo Padoan, entrambi tecnici conosciuti all’Estero. Ma, se il governo avesse molte riconferme e pochi nomi all’insegna dell’innovazione, a quel punto Matteo Renzi potrebbe puntare i piedi, vista la sua nota ritrosia per ministri tecnici al Tesoro, sull’uomo che gode della sua massima fiducia: Graziano Delrio, con il quale sarebbe sicuro di fare la politica economica che ha in testa. A 48 ore dal timing annunciato dal leader Pd per sciogliere la riserva, la lista dei ministri è ancora aperta: Renzi ha ricevuto dei sì – in serata sarebbe abbastanza certo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri alla Giustizia – ma anche dei no. Il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, in un incontro serale con il premier incaricato, avrebbe declinato l’invito ad entrare nel governo come uomo impegnato a promuovere l’immagine dell’Italia all’estero. Ma il segretario Pd non si perde d’animo: “ora sciogliamo gli ultimi nodi e si parte”, assicura ai suoi.  (Cristina Ferrulli/ANSA)