Sochi: ombra doping su Giochi, c’è anche un azzurro

SOCHI (RUSSIA). – L’ombra del doping si allunga sui Giochi di Sochi a due giorni dalla chiusura, macchiando, insieme alla squadra tedesca, anche la missione azzurra, ancora orfana dell’oro. Questa volta nelle maglie dei 2.453 controlli del Cio è rimasto non un atleta di prima grandezza, come successe a Londra con il campione olimpico di marcia Alex Schwazer, ma William Frullani, 34 anni, di Prato, passato dall’atletica (4 volte campione italiano di decathlon) al bob come frenatore del team pilotato da Simone Bertazzo. E’ stato espulso immediatamente dai Giochi e dalla squadra, sostituito dalla riserva Samuele Romani per la gara di domani. Dopo le controanalisi, Frullani è risultato positivo (come nell’80% dei casi di doping italiano) alla dimetilpentilamina, un prodotto di sintesi simile all’anfetamina contenuto in integratori alimentari non commercializzati in Italia. Lui si era rifornito via internet negli Usa, in vista di queste Olimpiadi. La notizia è arrivata come un fulmine, aggiungendosi al caso della biathleta tedesca Evi Sachenbacher-Stehle, 33 anni, che oggi a sorpresa non figurava nella start list della staffetta: “Vivo il peggiore degli incubi. Faccio controllare i miei integratori alimentari dai laboratori e il produttore mi ha assicurato che non contenevano alcuna sostanza proibita”, ha scritto sul sito internet. Anche una sciatrice ucraina figurerebbe nella lista nera dei controlli antidoping: Valentina Shevchenko, portabandiera della squadra olimpica alla cerimonia di apertura dei Giochi, in lizza per la gara di fondo di domani, ma non ci sono conferme ufficiali. Il caso di Frullani ha colto in contropiede la delegazione azzurra, creando anche un certo imbarazzo. Ma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è stato molto chiaro e molto duro. “E’ il trionfo della leggerezza, della illogicità e anche della stupidità”, ha commentato dopo aver assistito alla cerimonia di premiazione di Carolina Kostner. “Si tratta di un caso isolato, che non ha nulla a che fare con la squadra, ma spero sia una lezione per tutti i ragazzi”, ha auspicato. “Mi sento di dire che non c’è irresponsabilità da parte di nessuno se non da parte di questo ragazzo, che nella migliore delle ipotesi è  stato estremamente superficiale”, ha proseguito. “Non è certo una cosa che ti fa piacere, ma onestamente è  del tutto palese che è una cosa fuori da qualsiasi logica, da qualsiasi schema, ma anche da qualsiasi prevedibilità per la sua dinamica”, ha aggiunto. “Il fatto che non si tratti di assunzione diretta di un farmaco ma di un contesto di contaminazione dentro una serie di integratori che sembrava non prevedessero alcun tipo di sostanza positiva fa capire il non senso di questa cosa”, ha sottolineato. Quanto all’acquisto on line dell’integratore contenente lo stimolante, Malagò ha precisato che “il problema non è la modalità dell’acquisto ma la tipologia dell’ acquisto” del prodotto, che deve essere certificato. Frullani rischia dal minimo di una nota di biasimo a due anni, ma Malagò non si è sbilanciato. “Non abbiamo ancora fatto una riflessione, ma da parte nostra non c’è né la voglia di fare i giustizialisti a prescindere né nel contempo di non tener conto della carta dei diritti e dei doveri che tutti gli atleti devono firmare”, ha precisato, non escludendo neppure le sanzioni economiche previste dalla stessa carta. Una cosa, però, ci tiene a sottolineare, dato che sia Schwazer che Frullani arrivano dal mondo dell’atletica, più vulnerabile al doping: ”E’ senza senso accumunare le due cose perché questo ragazzo ha fatto l’ultima competizione nel luglio 2012, è’ un caso isolato di un singolo che non ha ragionato”. E comunque, a suo avviso, il sistema antidoping in Italia funziona “molto bene”, e ”se c’è qualcuno che dice che in Italia, insieme al Cio, non siamo attenti e sensibili, credo sia in malafede”. Tant’è, aggiunge, che sul caso Frullani “circolano nell’ambiente battute sul trionfo dell’illogicità ma anche della stupidità: bastava avesse mangiato un melone poco prima e probabilmente non se ne sarebbero accorti, questo fa capire la sua ingenuità assoluta e come noi non facciamo sconti a nessuno”.  (dell’inviato Claudio Salvalaggio/ANSA)

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