Matteo debutta a scuola, show con studenti a Treviso

TREVISO. – Il nuovo Governo ha solo 24 ore di attività alle spalle, ma Matteo Renzi sente il bisogno di tornare a scuola per una mattinata di “ricreazione”, tuffandosi nel mondo che sente più vicino, quello dei ragazzi. E subito la visita in una scuola media di Treviso diventa uno show per studenti e insegnanti. Matteo scout, il premier-pop, il sindaco-tifoso, il ‘compagnone’ che chiede ‘batti il cinque!’ e riprende tutto con lo smartphone. Battute, canzoni e abbracci, ma anche cose serie. Perchè, lo ha detto ai teenager della multirazziale scuola media ‘Coletti’ di Treviso, scrivendolo poi anche in un tweet “investire sulla scuola è il modo migliore per uscire dalla crisi”. Quindi ha lanciato un nuovo contatto: “Se c’è qualcosa che non va – ha detto – poi me lo segnalate alla casella [email protected]. Ogni settimana andrò nelle scuole ad ascoltare le richieste e poi torno a Roma con i compiti a casa”. Cosa che intende cominciare a fare subito, assieme al ministro Stefania Giannini e alla struttura di Palazzo Chigi, per mettere a punto “quel progetto straordinario di edilizia scolastica che sarà uno dei motori di sviluppo del 2014”. “Treviso. Che bello incontrare gli studenti! Sentivo la mancanza” ha aggiunto nel tweet. Una scuola modello di integrazione la Coletti, con una presenza del 37% di bimbi stranieri, dove si tengono corsi di arabo, frequentati per due terzi da italiani. Uno dei motivi per i quali, ha spiegato il preside Gianni Maddalon, oggi di fronte all’istituto c’era la protesta degli esponenti di ‘Forza Nuova’. La Coletti è in realtà un istituto comprensivo che parte dalla scuola dell’infanzia e arriva alle medie, propone corsi serali per adulti e si occupa dell’educazione nelle carceri, compreso il ‘minorile’ di Treviso. “In tutto coinvolgiamo 1.350 famiglie” dice Maddalon, che non assomiglia al mitico maestro Alberto Manzi ma da’ l’idea di essere un educatore ispirato e in sintonia con una società multietnica. Il programma della visita di Renzi aveva in origine uno stretto protocollo. Nessun cronista o cameraman ammesso, solo insegnanti e amministratori e lezioni che dovevano proseguire come nulla fosse. Un copione saltato. I ragazzi hanno iniziato a salutare Renzi dalle finestre al pian terreno, lui si è avvicinato, ha scambiato qualche ‘cinque’ con la mano, facendo domande sugli sport praticati, sul tifo per questa o quella squadra di calcio – “Fiorentina!” gli hanno detto i più grandi, “bravi, voi farete tutti politica” è stata la replica del premier – e la cosa si è trasformata in una maxi-ricreazione. “Renzi è stato fortissimo – ha detto Edoardo, uno dei più vispi della terza A – ci è piaciuto proprio, non sembrava come sono in genere i politici”. “Il regista della giornata è stato in diretta, alla ‘Cassavetes’, Matteo Renzi – ha spiegato Maddalon – e il protocollo è andato a farsi benedire”. Il premier ha girato per le classi: “ditemi cosa c’è che va e che cosa non va in questa scuola” ha attaccato. Gli studenti non si sono fatti pregare: “Gli abbiamo chiesto le lavagne multimediali – ha continuato Edoardo – poi gli abbiamo detto che la connessione a Internet è troppo lenta, che ci sono le porte dei bagni rotte. Ha promesso che farà di tutto per questi problemi, e si impegnerà per impedire altri tagli alla scuola”. Ma lo show non era finito. Nell’auditorium l’orchestra e il coro della ‘Coletti’ hanno suonato l’Inno di Mameli, Renzi e i ministri Stefania Giannini e Giulio Poletti si sono messi a cantarlo assieme ai ragazzi, poi alla fine il premier ha voluto immortalare la scena scattando foto con lo smartphone. C’è stato anche un momento toccante, quando il premier, saputo che l’auditorium era intitolato ad un ragazzo da poco scomparso, la cui famiglia continua a contribuire con fondi alla scuola, ha voluto che chiamassero la mamma del giovane, per conoscerla e abbracciarla. Un’ora di ‘intervallo’ per Renzi dai problemi di Governo, dai richiami dell’Europa e dalle tensioni della politica. Portando però a casa da Treviso un altro pacco di compiti da fare. (dell’inviato Michele Galvan/ANSA)

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