Prandelli apre a rinnovo, ora ci penso davvero

 MADRID. – “Per me la grande bellezza è la maglia azzurra”. Con una dichiarazione d’amore, Cesare Prandelli apre ufficialmente al possibile rinnovo come commissario tecnico della nazionale. “Nelle ultime settimane ci sono state parole diverse, qualcosa è cambiato, e io ci sto pensando davvero”, dice tra la presentazione della maglia azzurra a Malpensa e la partenza per Madrid. Mercoledì al Vicente Calderon c’è l’amichevole con la Spagna. Ci sarà Chiellini pietra dello scandalo, secondo Conte. Sarà assente De Rossi, nuovo caso etico secondo Prandelli. Mancheranno Balotelli e Rossi infortunati a vario titolo. E soprattutto ci sarà un avversario che sarebbe stato meglio evitare, a detta di un Prandelli in vena di sincerità. “Non volevo incontrare i campioni del mondo ora, perché sono sicuro che in Brasile li ritroveremo: se stavolta vinciamo, ci esalteremo troppo, se invece perdiamo sarà allarme. Usiamolo come test di personalità per costringere alla difensiva la Spagna. Ormai la macchina organizzativa era partita…”. Singolare confessione, per un ct vicino al rinnovo proprio nel momento in cui il rapporto con i club è ai minimi storici. Anche il coordinamento tra staff tecnico e staff federale offre piccoli ma pericolosi scricchiolii. Il rapporto tra Prandelli e il presidente federale Abete è però di totale fiducia, il dg Antonello Valentini e il presidente del club Italia Demetrio Albertini tirano le somme di una gestione tecnica che ha portato la nazionale al di là di ogni aspettativa, e molto oltre il valore reale del calcio italiano. Da parte sua Prandelli deve aver accantonato il suo desiderio di tornare a fare l’allenatore di ogni giorno, vuoi perché non lo convincono le opportunità fuori dall’azzurro, vuoi per il sogno di una svolta nazionale. ”Non ho diktat da imporre a nessuno”, dice spiegando il senso di una avvicinamento con la Figc che era emerso già durante il sorteggio per le qualificazioni a Euro 2014, smentendo quanti davano per già scritto il divorzio. “Ci vedremo a metà marzo e decideremo, in trasparenza – ha ribadito Prandelli – ma le ultime chiacchierate hanno avuto toni diversi, qualcosa è cambiato. Io devo essere convinto al cento per cento. Non ho diktat ma un progetto tecnico: siamo tutti d’accordo che il nostro calcio non è più il migliore, dobbiamo metterlo a punto e condividerlo tutti, Federazione e Leghe. Per salvare il nostro calcio dal declino. La serie A ci dice che non siamo più i migliori, la Juve fa un campionato a parte da tre anni e tante squadre cambiano continuamente progetto”. Un controllo diretto sulle nazionali giovanili, un programma di stage, i vivai: queste le direttive da seguire secondo Prandelli. Ma tutto ancora da definire, comprese le modalità del contratto (due anni più opzione su altri due, clausola per liberarsi, ritocco dell’ingaggio). “Speriamo che Prandelli rimanga – ha detto Abete – ma in queste ore pare che l’opinione pubblica stia facendo una trattativa per suo conto… Dobbiamo ancora parlare”. Un modo elegante per stoppare quei ‘diktat’ negati dal ct. Intanto nel pomeriggio dalla Lega di A è arrivato un segnale distensivo: sì a due stage premondiali, dal 10 al 12 marzo per i giocatori non impegnati nelle coppe e a metà aprile per i test fisici dei convocabili per il Brasile. “La nazionale sta diventando come un club”, ha ribadito intanto Prandelli. E di questo si è fatto forza per rispondere ai mugugni romani sull’applicazione del codice etico a De Rossi prima che Tosel squalificasse il romanista, diventati espliciti oggi nelle critiche di Garcia. “Su certi episodi, il giudice sono io”, ha tagliato corto il ct, aggiungendo un particolare. “Il codice etico e’ un patto scritto tra noi – la rivelazione – A novembre ho riunito i giocatori, ci siamo guardati negli occhi: al Mondiale non voglio rimanere in 10, ho detto loro, dobbiamo arrivare in Brasile preparati a questo. Non voglio gesti sconsiderati. Starò molto attento alla partita prima della convocazione, ho aggiunto: e loro hanno condiviso. De Rossi? Per me i giocatori sono come figli. L’ho chiamato quando alla Roma non giocava…”. Rischia invece il taglio per altri motivi Diamanti: “La scelta di andare in Cina è rischiosa, per me al momento di fare queste convocazioni è stato un punto di domanda”. Poteva esserci Dessena: “Ho pensato di chiamarlo per la vicenda dei lacci anti-omofobia”, ha concluso Prandelli che al polso indossava quei cordini color arcobaleno. “Ai giocatori li abbiamo dati, ciascuno sarà libero di indossarli. Dessena non ha avuto particolare coraggio, ha solo avuto la lucidità di pensare e fare quel che i genitori gli avevano insegnato. Lo chiameremo come facemmo con Farina, prima di partire per il Mondiale”. Magari anche per inaugurare il nuovo ciclo post Mondiale di Prandelli. 

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