Netanyahu, Abu Mazen riconosca Israele Stato ebraico

NEW YORK. – Ancora tegole sui tentativi Usa di rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. In un discorso a Washington, il premier israeliano Benyamin Netanyahu è tornato a ‘sfidare’ i palestinesi esortando il presidente Abu Mazen a riconoscere Israele come Stato ebraico: “La smetta di negare la storia”, ha attaccato rivolgendosi direttamente a lui, aggiungendo inoltre che i palestinesi dovrebbero rinunciare a “fantasticare sull’idea di sommergere Israele di rifugiati”. Parole che hanno subito infiammato uno dei dirigenti storici di al-Fatah e dell’Olp, l’ex negoziatore Nabil Shaath: “Netanyahu ha annunciato che non vuole una soluzione alla questione dei rifugiati, mentre pretende un riconoscimento di Israele come Stato ebraico, cosa del tutto inaccettabile”, ha tuonato, denunciandone la parole come “una dichiarazione unilaterale di fine dei negoziati” israelo-palestinesi. I colloqui di pace, avviati lo scorso luglio, dovevano produrre risultati entro il 29 aprile, quanto meno un accordo quadro sui grandi temi in discussione: confini, sicurezza, Gerusalemme, colonie, rifugiati, reciproco riconoscimento. Ma ormai da giorni si parla di una possibile estensione del tempo a disposizione e i segnali di tensione continuano a susseguirsi. Una nuova spinta a proseguire è arrivata dal colloquio che Netanyahu ha avuto alla Casa Bianca con il presidente Obama, che lo ha esortato a prendere decisioni “difficili”. Il 17 marzo il presidente americano ha inoltre in programma un incontro anche con il presidente palestinese Abu Mazen. Netanyahu sembra comunque sfoggiare ottimismo. Il colloquio con Obama, ha detto è stato “molto buono”. E parlando all’ annuale congresso dell’Aipac, l”American Israel Public Affairs Committe’, un influente gruppo di pressione pro Israele negli Usa, ha oribadito che, riconoscendo Israele come Stato Ebraico, Abu Mazen “metterebbe in chiaro la sua determinazione a porre fine al conflitto”. Malgrado il clima polemico di queste ore, il premier israeliano ha del resto tratteggiato un futuro in cui “la pace con i palestinese sarà un bene per noi e un bene per i palestinesi. E aprirà anche la possibilità di stabilire relazioni formali tra Israele e molti importanti Paesi nel mondo arabo”. Ribadendo i suoi paletti, ha peraltro aggiunto che ogni accordo di pace verrà inevitabilmente attaccato da Hamas, Hezbollah e altri gruppi estremisti, tornando a sottolineare come a parere del suo governo siano necessari garanzie di sicurezza a lungo termine che nella sua ottica si tradurrebbero nella permanenza delle forze armate israeliane in varie aree dei territori palestinesi della Cisgiordania. Un atteggiamento che non convince affatto i palestinesi. Netanyahu, ha commentato anche Hanan Ashrawi, del Comitato centrale dell’Olp, “vuole imporre la narrativa sionista ai palestinesi, ben sapendo che non l’accetteremo mai. Abbiamo già riconosciuto Israele più di 20 anni fa come Stato democratico e pluralista, non come stato religioso. A nessuno al mondo è stato mai chiesto di riconoscerlo come Stato ebraico, né all’Egitto, né alla Giordania”.

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