La giornata politica: Primo, risolvere il problema della crescente disoccupazione

ROMA. – La cura choc di Matteo Renzi per la grande malata d’Europa, l’Italia, dovrà fare i conti con lo scetticismo degli euroburocrati. La secca bocciatura del commissario europeo agli Affari economici Olly Rehn dell’ultima manovra del governo Letta è giunta inattesa sul tavolo di palazzo Chigi. Rehn parla di ”squilibri macroeconomici” e di debito pubblico eccessivo, due voci che richiedono un’immediata correzione: parole che fanno temere all’opposizione una manovra correttiva in giugno di almeno 10 miliardi, se non addirittura il ricorso alla patrimoniale.  S’intende che per il premier ciò rappresenterebbe una sconfitta capace di incrinare tutta la credibilità del suo piano di rilancio. Ciò spiega la sua latente irritazione e l’intenzione di non lasciarsi sfuggire l’occasione del vertice di Bruxelles dedicato alla crisi ucraina per porre subito il tema della ripresa ai capi di governo Ue. Renzi può contare sull’appoggio esplicito di Giorgio Napolitano il quale da Tirana, dove è in visita di Stato, ha ribadito la necessità di risolvere con un programma di rilancio la questione ”non più sopportabile” della crescente disoccupazione e ha messo in guardia contro la crescente crisi di consenso popolare della Ue. Renzi ha sempre detto di volersi presentare al semestre italiano di presidenza Ue con una serie di riforme in tasca (istituzionali e del lavoro) che gli consentano di imporre un cambio di agenda ai rigoristi di scuola merkeliana. Tuttavia la sortita di Rehn fa capire che non sarà così facile: se la commissione europea continua a parlare di squilibri senza tenere nessun conto del contesto economico globale in cui si verificano e soprattutto mostra di non considerare minimamente la possibilità di modificare il quadro di rigidissime regole del fiscal compact, è chiaro che si indebolisce la speranza renziana di sbloccare il patto di stabilità almeno per i comuni del Nord (che hanno i soldi in cassa ma non possono spenderli). Una mossa che rappresenta uno dei cardini della sua strategia. In realtà il premier punta anche su altre carte: il piano casa, il Jobs Act, misure immediate per l’edilizia scolastica (con lo stanziamento di due miliardi freschi). Tutto ciò per tentare di rimettere in moto il mercato interno. Basterà? La cattiva notizia è, come osserva sempre Rehn, che anche il mercato tedesco è in stallo, tirano solo le esportazioni. Se è così, difficile credere che sia proprio quello italiano il primo a riprendersi. In altre parole, il problema è molto più grande, riguarda ormai l’intera Unione e ciò non favorirà né le misure di rilancio del governo né la presidenza italiana. Naturalmente il Rottamatore ci proverà. L’economia ha una decisiva componente psicologica e l’importante è far tornare all’orizzonte un po’ di ottimismo. La pronta risposta alla ue del ministero dell’Economia, guidato da una personalità molto apprezzata a Bruxelles come Pier Carlo Padoan, lo aiuterà in questa battaglia, ma intanto i primi passi appaiono più faticosi di quanto si era immaginato. Lo stesso accordo sull’Italicum ha dimostrato come il varo delle riforme sia da conquistare giorno per giorno. Forza Italia per ora garantisce a denti stretti il suo appoggio ma rimprovera al premier-segretario di non avere il controllo dei suoi: nelle prime votazioni della riforma elettorale alla Camera sono già comparsi qua e là i franchi tiratori. Ma il vero scoglio sarà costituito dall’abolizione del Senato e dalla sua trasformazione in Camera delle autonomie: un provvedimento di cui si parla da trent’anni e che non ha mai visto la luce proprio per l’opposizione dei senatori. Renzi è consapevole di giocarsi tutto proprio su questa riforma, tanto attesa dall’opinione pubblica in termini di razionalizzazione e di taglio dei costi della politica. Resta il fatto che se sarà approvato l’Italicum, ci sarà un tempo da terra di nessuno nel quale, se si dovesse tornare alle urne per il collasso del quadro politico, le due Camere avrebbero due leggi elettorali distinte: uno ”scempio istituzionale”, tuona Beppe Grillo, sul quale Napolitano tace. Secondo Luidi Di Maio Pd e Forza Italia hanno trovato un’intesa per ”sgonfiare” i 5 stelle. Per Grillo, Renzi assomiglia ormai a Mussolini con i figli della Lupa (allusione alla sua visita alla scolaresca di Siracusa). ”Io sto con gli scolari, tu con Forza Nuova”, la dura replica del Rottamatore. (di Pierfrancesco Frerè/ANSA)