Ucraina: Obama alza toni, sanzioni e no al referendum di Crimea

NEW YORK. – Nel braccio di ferro con Mosca per la crisi in Ucraina, Obama ha dato un nuovo giro di vite: con un ordine esecutivo ha imposto sanzioni a cittadini russi e ucraini “responsabili o complici delle minacce alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina”. Ma non solo: ha anche ammonito che il referendum con cui il 16 marzo i cittadini della Crimea dovranno scegliere tra Kiev e Mosca è incostituzionale, e gli Usa non intendono accettarne i risultati. Allo stesso tempo, il segretario di Stato John Kerry ha continuato da Roma la sua offensiva diplomatica, con un nuovo incontro alla Farnesina con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, dopo quello a Parigi. A Roma Kerry ha tenuto anche una riunione informale con i suoi colleghi europei, l’italiana Federica Mogherini, il francese Laurent Fabius, il tedesco Frank-Walter Steinmeier e con il viceministro britannico Hugh Robertson. Le sanzioni “continuano i nostri sforzi per imporre un costo alla Russia e a coloro che sono responsabili della situazione in Crimea”, ha detto Obama in una breve dichiarazione ai giornalisti, aggiungendo, con tono grave, che “andando avanti ci danno inoltre la flessibilità di modulare la nostra risposta in base alle azioni russe”. Si tratta di sanzioni che impongono restrizioni sui visti a funzionari e aziende, che si vanno ad aggiungere al diniego dei visti a chi è coinvolto nell’abuso dei diritti umani in seguito all’oppressione politica in Ucraina, e che aprono la strada al possibile congelamento dei loro beni. Sottolineando che la sua linea è ampiamente condivisa, Obama ha affermato che si tratta di “passi intrapresi in stretto coordinamento con i nostri alleati europei”, poiché “la nostra unità internazionale è evidente in questo importante momento”. Il presidente americano ha quindi ammonito sul referendum in Crimea: “violerebbe la Costituzione ucraina e la legge internazionale”, ha detto, affermando che una soluzione potrebbe essere invece trovata inviando “osservatori internazionali, in Ucraina e Crimea, per accertarsi che i diritti di tutti gli ucraini vengono rispettati, compresi di quelli di etnia russa” e allo stesso tempo “avviare consultazioni tra i governi di Russia e Ucraina con la partecipazione della comunità internazionale”. Le posizioni appaiono ancora molto distanti. Le relazioni con il ministro russo Lavrov, ha detto Kerry da Roma, “così come con gli altri ministri degli esteri sono professionali: ci sono momenti in cui si condividiamo cose, altri in cui c’è disaccordo, anche molto forte. Questo è un momento di forte disaccordo, ma cercheremo una soluzione”.  (Stefano de Paolis/ANSA)