Draghi, giusti i rilievi Ue a Roma. Adesso non si vanifichi i sacrifici

FRANCOFORTE. – La Bce fa quadrato sulla bacchettata data dalla Commissione europea all’Italia e ad altri Paesi dell’Eurozona. E il presidente Mario Draghi, con parole raramente esplicite, invita a ridurre il debito e consolidare i conti rilanciando la crescita attraverso le riforme dell’economia. “Senz’altro accogliamo con favore le raccomandazioni della Commissione europea”, dice il presidente Bce, Mario Draghi, commentando i rilievi di Bruxelles dopo una domanda rivolta proprio sull’Italia. “Sarebbe un disastro”, dice Draghi, tornare indietro sul risanamento dopo “così tanti sacrifici e così tanto dolore”. Un affondo sul tema dei conti pubblici che arriva in parallelo con la decisione di mantenere i tassi fermi allo 0,25% senza quelle misure straordinarie che in molti si aspettavano, pur di fronte a un’inflazione che le nuove stime della Bce rivedono al ribasso: 1% quest’anno, 1,3% il prossimo e 1,5% nella nuova proiezione sul 2016. Non è la paventata deflazione, ma il ritorno all’obiettivo della Bce, che è “vicino ma inferiore al 2%”, avverrà soltanto “nel medio-lungo termine”. Ciò nonostante, il consiglio della Bce si conclude con un nulla di fatto sulle misure che in molti si aspettavano, a partire dai 175 miliardi di fondi freschi che sarebbero arrivati sospendendo la sterilizzazione degli acquisti di bond, fino a un programma di maxi prestiti alle banche subordinato all’erogazione di credito all’economia, fino al quantitative easing in stile Federal Reserve. “Se necessario siamo pronti a ulteriori, decisive misure”, promette Draghi. Ma “non sono facili, ci vuole tempo”, con impedimenti anche sul fronte regolamentare e legislativo a programmi come un rilancio delle cartolarizzazioni, che è fra le ipotesi allo studio. Di certo, c’è sempre più l’euro forte sul tavolo dei governatori a Francoforte, che rendendo meno costoso l’import ha contribuito a raffreddare i prezzi. Draghi è, anche qui, inusitatamente esplicito: il rialzo dai minimi del 2012 ha tagliato all’inflazione attuale 0,4 punti, “un valore significativo di quanto possa contare il tasso di cambio rispetto ai nostri obiettivi” di stabilità dei prezzi. Altrettanto sicuro è che molte delle energie dei consiglieri Bce vanno all’unione bancaria in vista della sorveglianza che finirà in capo a Francoforte a novembre. E qui Draghi, accalorandosi un po’, promette rigore massimo e trasparenza negli stress test chiamati a fare luce sullo stato dei bilanci delle banche dell’Eurozona. “La cosa peggiore sarebbe far finta che i problemi non esistano. Le banche zombie non prestano soldi!”, ha spiega Draghi. Anche le nuove stime di crescita della Bce, ancorché riviste lievemente in meglio, confermano lo scenario di una ripresa “moderata” e con rischi al ribasso, dice Draghi, che vede anche “rischi geopolitici notevoli” da un’escalation in Ucraina. Per quest’anno la Bce si attende ora una crescita dei Diciotto all’1,2%, in accelerazione a 1,5% il prossimo e 1,8% nel 2016. In Italia, nota, si sta riducendo il divario di fiducia dei consumatori, e anche i criteri con cui vengono concessi i prestiti, come in Spagna, si stanno “allentando”. In questo scenario, anche Draghi smonta la contrapposizione rigore-crescita che vorrebbe un po’ di deficit in più per dare ossigeno alla crescita. Serve invece “un mix di misure” – risponde alla domanda sull’Italia ma restando sul generale – per “mettere il debito su una traiettoria discendente”, continuare a risanare il bilancio, ma avere anche la crescita: per questa sono “essenziali” le “riforme strutturali”, a partire dal mercato del lavoro, la riduzione della burocrazia per le imprese, fino alle liberalizzazioni di prodotti e servizi. (dell’inviato Domenico Conti/ANSA)

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