I conti della discordia, è duello Renzi-Saccomanni

ROMA. – E’ una guerra di numeri ma anche lo specchio di una crisi politica ancora non del tutto digerita, quella che ha avuto luogo nel giro di una manciata di ore tra il premier Matteo Renzi e l’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Un duello esploso sul terreno insidioso dei numeri dell’economia italiana, che per il primo sarebbero ben diversi da quelli raccontati dall’ex premier Enrico Letta laddove per il secondo l’accennare una simile ipotesi “è una scorrettezza”. Ma l’offensiva di Renzi non è piaciuta neppure alla componente lettiana del Pd laddove Stefano Fassina, ex numero due al Tesoro, ha parlato di parole “infondate e strumentali”. ‘Casus belli’ del secco botta e risposta è stato l’altolà della Commissione Ue sui conti dell’Italia, ancora minati da “squilibri macroeconomici eccessivi” dovuti a scarse riforme e poca competitività. Ed è proprio dalla dura ‘in-depth review’ dell’Ue che è partito lo scambio di accuse Renzi-Saccomanni. Il premier, in un colloquio con La Stampa, ha spiegato di aver denunciato che la situazione economica non era quella dipinta dal predecessore e che era stato lo stesso ad “avvisarci che le cose stavano in un certo modo…”. Parallelamente l’ex titolare del Tesoro forniva la propria versione al Corriere della Sera. Quella di Renzi, è stata la sua contro-stoccata, “è una scorrettezza. L’ipotesi che Letta abbia raccontato storie è assolutamente non vera”. Polemica finita? No, perché le parole di Renzi sono state mal digerite dai suoi colleghi di partito lettiani. Come Marco Meloni, che non chiama in causa direttamente il premier ma afferma: “Se fosse vero che qualcuno ha detto che i conti sono stati truccati, questo qualcuno ha dimostrato solo malafede o incompetenza o entrambe le cose. Siamo seri, nessuno cerchi alibi ma si lavori intensamente per realizzare quanto promesso agli italiani”. E per il deputato Pd, se l’Italia potrà chiedere una maggiore flessibilità all’Ue è grazie “alle misure adottate ed avviate dal governo Letta”. Ora, aggiunge, “occorre solo proseguire su questa strada intensificando la velocità” visti i ritardi “prodotti dalla crisi politica” di febbraio. Non meno morbido l’ex viceministro dell’Economia ed esponente della minoranza Pd, Stefano Fassina, che è andato oltre: “temo” che le affermazioni di Renzi “servano ad individuare un capro espiatorio per l’impossibilità di realizzare promesse fatte con disinvoltura”. Per Renzi, in realtà, si tratta solo di sciocchi pregiudizi. Il premier si mostra sicuro della strada intrapresa, che porta anche ad un diverso approccio dell’Italia con l’Ue. Quell’Ue sul quale oggi è tornato anche un altro ex premier, Mario MOnti. La crisi economica non va addebitata al sud Europa ma al fatto che nel 2003 Germania e Francia, “con la complicità dell’Italia” sono stati lasciati in libertà di sfondare il patto di stabilità, ha evidenziato il ‘professore’ in una conferenza a Malta che ha visto tra i partecipanti anche Letta, convitato di pietra dell’infuocata querelle tra Renzi e Saccomanni. (Michele Esposito/ANSA)