Libri: il viaggio tutto d’un fiato di Gaia Servadio

LONDRA. – La casa londinese è la stessa: quella dove si ritrovò con un bimbo piccolo, il primo, e non sapeva da dove cominciare. Doveva anche scegliere una nanny inglese, di quelle che poi si ritrovavano a Kensington Gardens a parlottare. E si chiedeva: cosa avrebbero potuto raccontare di un’italiana che cucinava la pasta? Passa anche da qui il love affaire di Gaia Servadio con Londra, diventata poi casa davvero, e che fa da sfondo al racconto biografico tutto d’un fiato (ma non lo è, spiegherà) di “Raccogliamo le vele” (Feltrinelli). Il racconto di una vita piena, guidata da una curiosità aperta, vitale, a cavallo tra paesi e decenni, punteggiata da incontri speciali. Ma per tenere tutto insieme, per guidare questo entusiasmante viaggio di oltre 400 pagine, c’è lo zampino di quella scuola inglese che Gaia Servadio (giornalista, scrittrice, critica, pittrice) ha acquisito sul campo. ”L’ ironia, prendersi un po’ in giro e non prendere la vita troppo sul serio. E’ certamente una lezione inglese”, dice all’Ansa riconoscendo che il sense of humour ”non è mai stata una nostra (degli italiani ndr) prerogativa. Né ieri né oggi. Speriamo domani. Perché è un grande segreto della vita”. I ricordi dell’autrice cominciano in un’Italia in guerra, un’Italia piegata dalle leggi razziali. Un periodo che resta vivido, doloroso certo, ma capace di rivelare ancora lo sguardo della bambina. E’ anche questa specie di presa diretta la forza del libro, che dopo un tour di presentazioni in Italia oggi torna a Londra dove Gaia Servadio ne parla all’Italian Bookshop di Ornella Tarantola, in conversazione con lo scrittore Ian Thomson. Gli aneddoti sono molti e sorprendenti (come quella volta che incontrò Salvador Dalì al quale chiese di Luchino Visconti su cui stava scricendo una biografia ”che fu criticatissima”. ”A lui, con un ego enorme, chiedevo di un altro. Era furibondo”). I nomi si moltiplicano, pagina dopo pagina, e diventano quasi uno strumento in una sorta di esplorazione di una parte di mondo. Che è geografica (ad un certo punto la meta è la Siberia su cui scrivere un libro) ma che è anche di momenti che segnano epoche. Certo per poter tracciare un percorso così intenso ci vuole vitalità, ma anche un po’ di fortuna, lo ammette la stessa autrice, spiegandolo anche con il fatto che ”eravamo meno”: gli scrittori, i musicisti, gli editori e giornalisti influenti, tutti con qualcosa da raccontare e condividere. Da prendere, dare o scambiare. ”Molto lo devo alla mia educazione umanistica” con la musica e l’arte che restano il fil rouge. Ma molto nasce anche da contatti personali, con nomi noti ed importanti. Qualcuno glielo avrà certo fatto notare?: ”Sì”, risponde, ma ”pazienza. E’ così per tutti. Lungo la propria strada si fanno amici e nemici. Pazienza”. (di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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