Aereo scomparso: Interpol esclude terrorismo, la Cia no

BANGKOK. – A quattro giorni dall’incidente, è ancora mistero fitto sulla scomparsa del volo della Malaysia Airlies MH370 Kuala Lumpur-Pechino. E ad aggiungere giallo alla vicenda ci si mettono anche l’Interpol e la Cia, con la prima che praticamente esclude la pista del terrorismo mentre la seconda – per bocca del suo numero uno, John Brennan – fa sapere di non scartare affatto l’ipotesi. Insomma, si brancola nel buio. E nessun progresso si registra neanche riguardo l’individuazione del velivolo, con le autorità malaysiane che ora concentrano le ricerche in un punto molto distante da quello in cui si pensava originariamente che fosse sparito il Boeing 777-200 con 239 persone a bordo. Secondo l’Interpol, la ricostruzione della storia dei due passeggeri saliti a bordo con passaporti rubati – due iraniani – fa pensare a un semplice caso di immigrazione clandestina finito in tragedia. L’Interpol ha stabilito infatti che i due iraniani – di 19 e 30 anni – imbarcatisi col passaporto dell’italiano Luigi Maraldi e di un austriaco viaggiavano verso l’Europa con l’intenzione di stabilirvisi, rispettivamente in Svezia e in Germania. “Siamo sempre più certi che non erano terroristi”, ha dichiarato il segretario generale Ronald K. Noble. Contatti dei due dispersi, tra cui uno che li aspettava in Europa e un altro che li ha salutati a Kuala Lumpur, hanno confermato che erano semplicemente in cerca di una vita migliore in Occidente. Il mistero riguardo la scomparsa dell’aereo però resta intatto, e anzi si arricchisce di nuove rivelazioni della autorità che in qualche maniera confondono il quadro. A oltre 90 ore dal decollo, un ufficiale delle forze armate di Kuala Lumpur ha spiegato alla Reuters che il Boeing ha virato verso ovest prima di sparire dai radar, attraversando il nord della penisola malaysiana a una quota più bassa. Di conseguenza, l’area delle ricerche è stata ampliata allo Stretto di Malacca, tra la Malaysia occidentale e l’isola indonesiana di Sumatra, dopo che per giorni una task force multinazionale ha impiegato un’ottantina tra navi e aerei tra il Golfo di Thailandia e il Mar cinese meridionale nella speranza di un ritrovamento. Anche l’esatto momento della sparizione dai radar del velivolo cambia a seconda della versione. All’inizio era stato indicato a due ore dal decollo, il che però non spiegava la poca distanza percorsa in tale lasso di tempo. La Malaysia Airlines ha ora corretto l’ora dell’ultimo contatto con la torre di controllo portandolo all’1.30 di notte, 49 minuti dopo la partenza da Kuala Lumpur. La confusa gestione dell’emergenza sta attirando sempre più critiche dai Paesi coinvolti, dalle famiglie dei dispersi e in generale dagli esperti di aviazione, che lamentano una diffusa incompetenza da parte delle autorità. La misteriosa scomparsa di un aereo senza lasciare tracce o lanciare segnali alimenta svariate teorie complottistiche, rilanciate dai social media. In Cina, il fatto che le famiglie di 19 dispersi sostengano di ottenere squilli a vuoto quando chiamano i cellulari dei propri cari confonde molti. Ma la speranza di trovare superstiti è ormai praticamente inesistente. E per capire la dinamica dell’incidente, tra individuazione del velivolo e analisi dei resti, potrebbero essere necessarie ancora lunghe ricerche. (Alessandro Ursic/ANSA)

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