La giornata politica: Passato l’Italicum, adesso le riforme

ROMA. – Il patto Renzi-Berlusconi sulla nuova legge elettorale ha retto per un soffio alle imboscate dei franchi tiratori. Il premier era consapevole di correre qualche rischio più del dovuto, ma ha deciso di farlo lo stesso: non posso accettare, ha spiegato all’assemblea dei deputati democratici, che il problema sia proprio il Pd nel momento in cui il governo sta preparando provvedimenti decisivi sul fisco e sul lavoro. Chi non voterà l’Italicum, ha aggiunto minacciosamente, lo dovrà spiegare al Paese. Gli avversari del premier hanno tentato di frenare la riforma elettorale in tutti i modi, a partire dallo scontro sulle quote rosa, ma non ci sono riusciti. Il tentativo era con ogni evidenza quello di mettere in discussione l’intesa con il Cavaliere e di condizionare la marcia del segretario del Pd, grazie al peso determinante che bersaniani e lettiani hanno nel gruppo della Camera. Pierluigi Bersani ha parlato apertamente della inopportuna ”movida” renziana, che a suo avviso comporta rischi per il partito, e ha preannunciato la prosecuzione della battaglia al Senato. Ma il momento buono per ridimensionare i piani del premier è fatalmente passato. Renzi si appresta infatti ad assestare ai suoi avversari un micidiale uno-due: non solo viene approvata la riforma elettorale che finora nessuno era riuscito a far decollare, e che il capo dello Stato sollecita da tempo, ma viene presentato anche un pacchetto di misure economiche (le più attese dall’opinione pubblica) che non hanno nessun precedente negli ultimi anni: taglio dell’Irpef sui redditi medio-bassi, piano di riforma del lavoro destinato a semplificare i contratti e le procedure di assunzione, piano casa e per l’edilizia scolastica. I fondi necessari (circa 10 miliardi) sono stati trovati e tutti si augurano che ciò possa rappresentare lo choc di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla stagnazione. In un certo senso il Rottamatore ha risposto con i fatti ai dubbi dei berlusconiani che lo accusano di non controllare i suoi: ha ribaltato su Forza Italia le difficoltà del cammino dell’Italicum e ha garantito che metterà nelle tasche dei cittadini meno abbienti una somma significativa, con accenti che hanno ricordato proprio le promesse berlusconiane. Le punzecchiature con Rosy Bindi, sua avversaria dichiarata, e indirettamente con Bersani e Cuperlo, dimostrano tuttavia che il partito è ancora da pacificare. Il ritorno in campo dell’ex segretario ha rivitalizzato la minoranza interna che ha nuovamente il suo generale a cui fare riferimento. Difficilmente comunque il chiarimento potrà avvenire al Senato nella discussione sulla riforma del secondo ramo del Parlamento o sul federalismo, temi sui quali la spaccatura con Forza Italia è sempre in agguato. Renzi dovrà farlo ben prima e non a caso ha preannunciato una nuova Direzione (dove ha una solida maggioranza) per discutere delle divisioni interne: è chiaro infatti che non si può pensare ad una legislatura costituente se il partito va in un senso e i gruppi parlamentari nell’altro. Tutto ciò allarma non solo gli alleati di governo ma anche Berlusconi. Il pericolo infatti è che il processo delle riforme possa saltare in aria ancora una volta per un colpo lanciato a caso nella santabarbara della strana maggioranza. In altre parole Renzi deve scongiurare il rischio di un lento logoramento come già accaduto ai suoi predecessori, Monti e Letta; e lo deve fare velocemente se vuole conservare la credibilità a livello internazionale. La sua unica arma sono le elezioni anticipate che in caso di crisi sarebbero inevitabili e che certo costerebbero care più ai suoi nemici e ai piccoli partiti che a lui. Molto dipenderà dall’efficacia delle misure choc per l’economia e dal come saranno accolte dal mercato, dai cittadini e dalle parti sociali. Renzi ha affossato il vecchio armamentario della concertazione e non sembra preoccupato delle proteste dei sindacati e di Confindustria. Segue la via tracciata, in situazione analoghe, dai primi ministri di Gran Bretagna, Francia e Spagna: augurandosi che sia la volta buona. (di Pierfrancesco Frerè/Ansa)

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